Crema grigia? La lettera pubblicata da La Provincia un paio di giorni fa, su cui abbiamo imbastito alcune considerazioni, ha sollevato alcune risposte. Si parlava del fai, dei palazzi aperti, della Sala Da Cemmo, e puntuali gli eccellenti lettori e amici di Sussu ci spiegano un paio di cose.

Severina Donati ad esempio ci racconta una cosa davvero bella:

“Ho letto nel suo articolo che il cugino cremonese se ne è ritornato nella sua città per nulla soddisfatto del giro fatto a Crema, giorno anche delle giornate aperte del FAI. Ebbene, proprio in quel giorno me ne stavo in relax a casa ma diversi campanelli hanno suonato al portone d’ingresso, persone venute da fuori che pensavano fossero qui le giornate del Fai (la casa era stata aperta tre anni fa). Ebbene, per nulla infastidita da queste inattese scampanellate, ho constatato con quanta passione le persone venute da fuori siano coinvolte dalla nostra storia, dalle caratteristiche della nostra città, dai secoli che nel tempo ci hanno dato ciò che siamo ora. Queste persone hanno dimostrato un toccante sentimento di vicinanza e di apprezzamento verso il nostro habitat e la loro sentita delusione e pacata sincera protesta causate dal non poter vedere tutto ciò che si aspettavano, penso rappresentino una spontanea indicazione sul nostro futuro e su ciò’ che maggiormente ci unirà nella consapevolezza dell’unicità delle nostre risorse”.

Giordano Formenti del Circolo delle Muse invece ci tiene a fare una precisazione riguardo all’inagibilità quel giorno della Sala Da Cemmo:

Posso rispondere solo per ciò che concerne la Sala Pietro Da Cemmo e lo faccio volentieri: 1) non era occupata da “un gruppo musicale” ma dalla prove di allestimento di un’opera lirica; 2) no, le prove non si potevano fare altrove per ovvie ragioni di acustica, spazi, scenografie ecc.; 3) le persone che hanno poi assistito allo spettacolo sabato scorso hanno totalmente apprezzato l’uso della Sala e lo hanno trovato assolutamente consono. Non credo che molti arrivassero da Cremona ma certamente arrivavano da Milano, da Lodi, da Varese e da altre località e hanno avuto modo di ammirare la splendida sala di cui altrimenti non avrebbero neppure avuto notizia. Si fa quel che si può”.

Crema grigia o Crema colorata? Questi due spunti direi che sono due belle pennellate di colore al quadro grigio fatto dal cugino cremonese, che avevamo analizzato ieri. Ci sono tante, tante, tante cose da sistemare (ieri abbiamo rivolto 10 domande al prossimo nuovo sindaco), ma tante sono anche delle eccellenze. Sicuramente Crema ha una vitalità socioculturale superiore alle vicine Cremona e Lodi. Stiamo anche tornando ad una vitalità notturna vicina a quella dei gloriosi anni ’90.

Vorrei però ripetere un ragionamento che feci 5 anni fa alla vigilia del voto. Si usciva da una amministrazione che era partita male a livello di politiche culturali, facendo fuggire parecchie eccellenze, salvo poi riprendersi un po’ grazie alla iniziativa dei singoli. Chiedevo: non si spazzi via tutto. Come è andata? Che molte cose inevitabilmente sono andare perse. Cosi come era successo 5 anni prima e forse prima ancora. E’ inevitabile che un cambio di amministrazione provochi scossoni. Ma spero che a questo giro si tenga conto delle tante cose nate, delle tante vitalità che sono cresciute nella città. Staremo a vedere.

Emanuele Mandelli

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