Salvo colpi di scena quindi, Crema nel 2016 sarà eletta Città Europea dello Sport. Settimana scorsa, a quanto pare, la visita ispettiva del comitato organizzatore ha avuto esito positivo e confortante, l’annuncio ufficiale arriverà soltanto ai primi di maggio, ma gli ispettori hanno gradito le strutture cittadine visionate lasciando indietro una scia fiduciosa, ma incrociamo (non dire Gatto se non l’hai nel sacco) comunque le dita.
La sindachessa di corsa Stefania Bonaldi e il consigliere con delega allo sport Walter Della Frera dunque probabilmente riusciranno a bissare il successo ottenuto, anni fa dai colleghi cremonesi (Cremona è stata “Città dello Sport” 2013), anzi sperano di fare ancora meglio dei cugini; alla faccia della tipica lungaggine burocratica italica, settimana scorsa, per superare i controlli, in pochissimo tempo (intervento da record) il comune ha fatto sistemare i danni, provocati purtroppo da un furto recente, che disturbavano l’efficienza del campo da rugby di Ombriano: è anche, o meglio, soprattutto questa la bellezza autoctona che piace.
Già ma cosa dobbiamo augurarci per il titolo che eleverà, nel 2016, il blasone sportivo nostrano? Beh sarebbe interessante se, oltre agli appuntamenti canonici da organizzare diciamo così… secondo contratto, il titolo sportivo “Europeo 2016” inaugurasse un nuovo corso di politica sportiva tesa a promuovere la qualità a scapito della quantità. Considerando poi che per sostenere economicamente la candidatura questo è tempo di coinvolgere sponsor e mecenati, ecco creare le condizioni, ricorrendo al project financing per allestire nuovi campi di calcio (o quelle strutture indispensabili per altre esigenze) e sistemare quelli oggi più sfruttati, senza dubbio gioverebbe alla causa.
Dulcis in fundo, considerato, in un’ottica di riqualificazione urbana, che l’area ove trova ospitalità lo stadio Giuseppe Voltini (viale De Gasperi) è edificabile, iniziare a studiare uno scambio dando all’eventuale controparte, in cambio di uno stadio moderno da circa 2000 posti (integrato da altri spazi verdi per gli allenamenti) potrebbe diventare una strada da percorrere e battere. Il destino del Velodromo autoctono pare ormai segnato, o meglio compromesso, tuttavia visto che il ciclismo, sulle cremasche rive del Serio è storia e tradizione, tentare sino alla fine di salvarlo è doveroso. O no?
Stefano Mauri