E’ sempre sorprendente un concerto con il pianista Gabriele Duranti e ad ogni incontro si scopre che è migliorato rispetto al precedente. La sua appassionata dedizione allo studio di questo strumento, che al tocco delle sue mani risponde come per magia, lo sta portando sicuramente a una meta prestigiosa, visti i costanti progressi nella tecnica mozzafiato, nella capacità di interprete, nel repertorio sempre più ampio, vario e impegnativo.
Venerdi sera, presso la sala Bottesini del Folcioni lo abbiamo ascoltato in un bel concerto che verrà replicato per Pianocity a Milano, tra qualche giorno, e siamo stati letteralmente travolti da alcune pagine in programma eseguite con una disinvoltura, una sicurezza, un temperamento che, se possibile, ci ha sorpreso ancora una volta.
Di Duranti colpisce anche l’estrema semplicità, l’eleganza dei modi con cui si pone. – E’ schivo, quasi intimidito dagli applausi, come se non lo riguardassero… – La serata si è aperta col Preludio N.1 dal primo libro del Clavicembalo ben temperato di J.S. Bach, proposto con grande freschezza di suono in una attenta lettura capace di metterne a fuoco lo spirito.
A seguire, ecco la splendida Sonata N.21 Opus 53 di L.van Beethoven, dall’attacco cupo, in tre tempi, che nella parte finale presenta uno dei temi più belli scritti dal grande Beethoven, motivo centrale del Rondò. – Che , dopo il gioco vertiginoso delle ottave, conclude con un turbine estremo di sonorità, terminando il giro in ottovolante del Prestissimo che sigilla questo capolavoro. –
La dedica riguarda il Conte Waldstein, un amico viennese del musicista che lo ha spesso incoraggiato a aiutato. La sonata è nota anche come “Aurora” per la schiarita melodica conclusiva, appunto, del bel motivo accennato prima.
Gabriele l’ha affrontata cogliendone la struggente intensità dei momenti distesi e il ritmo incandescente dei tratti più drammatici, risolti con passaggi di energia rutilante di grande impatto sull’anima di chi ascolta. – Nella seconda parte della serata erano previsti tre Notturni Op. 9 di F.Chopin, sempre gradevoli per la deliziosa vena melodica che si rifà al “Bel canto” italiano, nel terzo dei quali, raramente presente nei programmi si sala, Duranti si è espresso con particolare adesione allo spirito romantico e una più profonda partecipata sensibilità.
A chiudere la performance ecco lo Sturm und Drang della Ballata in Si minore di F. Liszt, ispirata al mito di ERO E LEANDRO, la cui tragica storìa è “raccontata” dalla musica con accenti sereni e luminosi là dove emerge il tema d’amore, mentre i nodi drammatici sono rappresentati da tinte scure, precipitati di scale e arpeggi incalzanti eseguiti con la furia del mare in tempesta. – I lunghi, ripetuti applausi finali hanno strappato un bis eccezionale, lo Scherzo della seconda Sonata per pianoforte di Prokofiev, pagina ardua per la tecnica e per l’interpretazione, resa da Gabriele alla perfezione. Come sempre.
Eva Mai