Figlio e fratello d’arte, oltre a lavorare nel campo dell’enogastronomia, Dino Barbieri è un giovane (cosa buona e giusta) impegnato pure in politica. Con lui abbiamo scambiato volentieri quattro chiacchiere.
Come è andato il VinItaly?
Complessivamente mi ha nuovamente stupito, dimostra che l’Italia fa grandi cose, migliaia di aziende che sfidano le tante difficoltà, a partire dalla produzione dell’uva, alla traformazione in vino e la sua commercializzazione. Neppure il clima ha aiutato la viticoltura nel 2014 con piogge copiose e forte umidità, ma nonostante tutto, a quasto Vinitaly ho assaggiato numerosi vini già pronti, di grande qualità; questo dimostra il lavoro faticoso e costoso dei viticoltori ma certo gratificante. Nei quattro giorni di manifestazione non sono riuscito a vedere tutta la fiera, evento importante che riesce a raccogliere visitatori nazionali ed esteri interessati al bere di qualità.
La formula del VinItaly secondo te andrebbe rivista?
E’ un importantissimo appuntamento che nonostante la storica location procede bene. Non voglio polemizzare, ma la Fiera di Verona non è una struttura adeguata: è vetusta, i parcheggi sono impraticabili e costosi, se piove diventano un grande lago di acqua e fango, le code in auto sono interminabili con traffico incontrollato. Da diversi anni si parla di trasferire il Vinitaly a Milano, in un posto più moderno, collegato da treni, metro, strade, autostrade e con parcheggi efficienti. Per ovvie ragioni economico – campanilistiche la situazione è in stallo: tanto le arrabbiature dovute ai disagi, dopo qualche bicchiere del Vinitaly si dimenticano, passa un anno e avanti…
Ti aspetti qualcosa dall’ Expo?
Expo è una grande vetrina per l’Italia, anche per il mondo del vino. Oltre al padiglione dedicato al vino tante aziende italiane hanno siglato accordi di sinergia con numerosi stand di altri settori, avranno molto spazio i consorzi di tutela delle Docg italiane e le grandi aziende di vino e birra italiche. Penso ad esempio alla Birra artigianale Baladin, presente in tutti i punti di ristoro Eataly, ad Adami Spumanti, storica azienda del Prosecco che rappresenterà le sue bottiglie al mondo presso lo stand del Consorzio tutela Docg Valdobbiadene. Penso infine a Castello Banfi di Montalcino che ha stretto una importante sinergia con New Holland Agricolture, un progetto per una viticoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, il vino Banfi verrà servito all’interno del loro padiglione. Insomma l’Italia sarà in vetrina: quella dell’impresa, della qualità e della voglia di fare, come saranno in vetrina le contraddizioni nostrane, ma che non faranno, ne sono certo, affossare il positivo che assaporeremo.
Un giudizio sulla giunta Galimberti?
Il Prof Galimberti e compagni? Scherzo nel dire che tutti si domandano in città chi l’ha votato, ma qualcuno, dico io, lo avrà votato? Le strisce blu di corso Garibaldi, la cancellazione dell’evento “Le corde dell’anima”, l’allargamento della ZTL e rimodulazione degli orari, la manifestazione dei centri sociali che indisturbati hanno disfatto la città: non è un ottimo inizio per lo sviluppo socioeconomico della città, ma vedremo come Il Professore agirà in futuro, sono fiducioso per il bene di tutti. Voto sospeso.
A Cà Barbieri (ristorante a Levata di Grontardo, Cremona) sentite la crisi oppure il peggio è passato?
La crisi è ormai da anni che si sente, i consumi e i costumi sono cambiati, le persone hanno cambiato e riadattato il modo di uscire da casa e spendere i soldi. La ripresa forse c’è, ma i problemi sono a monte: le tasse e la burocrazia sono troppo pesanti, demotivano l’imprenditore ad andare avanti, ormai le imprese vanno assimilate a “enti lavoratori dipendenti statali”. Ogni giorno le leggi e i regolamenti cambiano, perfino i consulenti non sanno dirci cosa dobbiamo fare causa eccessiva confusione, le regole mutano addirittura da provincia a provincia, da regione a regione e mettono incertezza in chi fa impresa. Dulcis in fundo, la burocrazia porta via tempo prezioso, troppo alla gestione dell’attività.
Stefano Mauri