“Presto corri in cantina a prendere quei 20 scatoloni di Cent’anni di solitudine che ammuffivano da anni e mettili in vendita sul sito, magari scrivi solo 10 ulteriori copie in arrivo così i gonzi si affrettano a fare gli acquisti prima che finiscano”.

Ce lo vedo Jeff Bezos, il patron di Amazon per chi non lo sapesse, che apprende dalle agenzie che è morto Gabriel José de la Concordia García Márquez, undici romanzi in 50 anni di carriera, Cent’anni di solitudine che nel 2007 è stato nominato durante il IV Congresso internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena, come seconda opera in lingua spagnola più importante mai scritta, preceduta solo da Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes, che si sfrega le mani.

“E del Don Chishiotte quante copie ne abbiamo?”,

“Cinquemila capo, cinquemila”,

“Ma Miguel de Cervantes come sta di salute?”,

“è morto nel 1616 capo”,

“oh cazzo, e che giorno di aprile?”,

“il 23 capo, il 23 aprile”,

“ah siamo quasi all’anniversario, fai che quando qualcuno mette nel carrello un romanzo di García Márquez appaia: spesso comprato assieme al Don Chisciotte che magari qualche copia la sbologniamo. Ma te l’hai letto Cent’anni di solitudine?”,

“si capo ai tempi di scuola, assieme a Sulla strada e al Giovane Holden”,

“ma dai li hai letti davvero o fai finta come quasi tutti e poi copi e incolli le citazioni da Wikiquote?”,

“li ho letti, li ho letti”,

“cazzo vedi che ho fatto bene ad assumerti”.

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