Per il giro di aperitivi nei quartieri lanciato dal comitato di Stefania Bonaldi, mercoledì è stata la volta di Santa Maria. All’Arci di via Mulini, Agnese Gramignoli ha introdotto la sindaca parlando dei lavori dei gruppi per il programma, quasi conclusi, fucina di idee per il prossimo quinquennio, poi ha lasciato libertà di domande alle persone in sala. L’aperitivo è diventata presto una sessione sulla viabilità del quartiere: la stessa via Mulini, la sicurezza per i pedoni di via Carmelitani, via Montanaro, il parco di via Novelletto, l’opzione scelta per via Cogrossi, il futuro della pista ciclabile di Santo Stefano.

Tutte questioni già note agli uffici e all’assessorato di Fabio Bergamaschi, presente all’Arci, e che rappresentano il tipico elemento soggettivo: “Ciò che a volte per qualcuno sembra essere una verità di buon senso per qualcun altro è completamente sbagliato”, ha spiegato la sindaca, “perché tutto dipende dall’esperienza individuale: come si vive quel luogo, come ci si sposta, se a piedi, in bici, in auto, in che orari”. Quel che conta è la disponibilità dell’amministrazione a raccogliere le istanze e a trovare la quadra. A volte tornando sui propri passi. “Una esperienza formativa per noi fu quando prendemmo una particolare decisione su Santa Maria che sembrava convincere tutti e poi ci trovammo l’altra metà dei residenti sotto il comune per protestare”. Dunque, che fare? I principi guida sono pochi e chiari: studiare in loco insieme ai vigili urbani, fidarsi dell’ufficio tecnico, privilegiare le segnaletiche verticali e orizzontali, non esagerare coi dossi: una mania pericolosa, come ha assicurato la sindaca raccontando delle volte in cui dopo averli posati si è stati costretti a toglierli per le lamentele dei residenti. “I dossi attaccati alla case non sono una buona idea: possono far diventare matti”.

Per il quartiere sarebbe ideale avere un proprio vigile, ovviamente. In questo caso ci si scontra coi limiti numerici: “Il numero attuale di vigili, che abbiamo intenzione di aumentare, non ci consente di tenerne sempre fermo uno per ogni quartiere della città; stiamo studiando la possibilità di ispirarci alle zone sociali, che sono sei, per arrivare a una presenza costante dello stesso vigile, dopo il lavoro di prammatica alle scuole, in modo che impari a conoscere sempre meglio la realtà specifica, le persone”. Ogni quartiere ha la sua esigenza di sicurezza. Come per San Carlo la scorsa settimana, è convinzione della sindaca che anche Santa Maria trarrà sicuro giovamento dai nuovi lampioni smart, a luci led, con predisposizione alla videosorveglianza.

Il secondo grande argomento è l’Everest. Capitolo dolente, annoso, che ruota attorno a un pericolo potenziale mai abbastanza chiarito. La proprietà ha emanato un rapporto dove si parla di pericolosità media, “ma l’amministrazione ha ritenuto sia poco utile, perciò abbiamo chiesto un rapporto preciso su tutte le aree per capire se in un qualunque punto invece il pericolo di dispersione dell’amianto sia alto”. Per l’amianto vale un principio noto e particolare: lasciarlo dov’è è pericoloso, muoverlo senza i migliori tecnici, le più ampie risorse e un piano perfetto, ancora di più.

Molti residenti sono curiosi di capire quale sia il margine di manovra di un’amministrazione, un atto unilaterale. “In questo momento, aspettando il report dell’ingegnere che valuterà l’area, non possiamo; tuttavia anche noi, come comune, vorremmo capire se possiamo valutare autonomamente l’ex Everest e poi prendere una decisione”. Un’idea interessante emersa durante la discussione è quella di interpellare l’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto – la più autorevole agenzia su questo tema, per capire cosa fare in casi complessi come questo. La sindaca ha comunque assicurato l’attenta vigilanza e un rapporto schietto con la proprietà, usando tutte le leve della macchina comunale per impedire ogni “distrazione” o disinteresse sull’area.
Gli incontri della sindaca sono utili anche per spiegare cosa significa amministrare oggi, quanto spesso i comuni stessi siano vittime della burocrazia più alta e dei tagli finanziari. Dal 2008 nessun comune può aprire un mutuo, da qualche anno il ritorno finanziario dello stato centrale è quasi nullo: in pratica, ogni intervento di Crema è finanziabile soltanto con le alienazioni, che tuttavia producono a loro volta burocrazia, dei tempi non sempre uguali alle aspirazioni dei cittadini. Quando però si parla con loro, condividendo ciascuno la propria esperienza, anche quella di primo cittadino fra i cittadini, tutto diventa più comprensibile.

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