Perché poi le contrapposizioni in rete, dove non si vedono i volti, non si sentono le voci, sono molto più radicali. Scendere in piazza è diverso. Ci si avvicina, pelle a pelle, e diventa tutto diverso. Devono aver pensato questo i giovani musulmani cremaschi che domenica hanno allestito un gazebo in via XX Settembre per farsi conoscere dai cremaschi.

In tanti, diversissimi tra loro, per nazionalità ma presumiamo anche per scelte, c’erano ragazze molto giovani col velo, ragazze senza, ad esempio, si sono messi a distribuire dolcetti arabi, the marocchino e un sacco di parole ai passanti. Ora, non voglio con questo entrare nel tema moschea, che come abbiamo promesso e stiamo rispettando la promessa, è stato bandito da queste pagine, ma più che altro sul tema conoscenza.

A livello di marketing territoriale è stata una mossa riuscita. Sono passati, ed esempio, in tanti di quelli che in rete ci vanno giù duri. E dal vivo diventa davvero molto più difficile essere radicali. Perché siamo passati anche noi a salutare e sbirciare la situazione e le facce dei ragazzi erano tutto tranne che aggressive o pericolose.

Hanno voluto fari immortalare nella foto che vi riportiamo, assieme ad alcuni giovani musulmani cremaschi, perché così amano definirsi, alcuni rappresentanti dell’associazione carabinieri, “scrivilo che eravamo qua”, fatto. Insomma per un pomeriggio l’atmosfera tesa da social network, da scontro politico, è andata a farsi benedire (e abbiamo scelto con cura questa espressione).

Poi ci sarà ancora molto da dire, da fare e da discutere. Ma va riconosciuto che i giovani hanno sorpassato in tromba tutta la comunità di cui fanno parte. Nessuna ritrosia a raccontarsi, nessuna paura a mettersi in piazza, nessun timore a confrontarsi. Vedetela come volete, pensatela come volete (noi continuiamo a credere nel discorso referendum) ma è stata una mossa intelligente.

Emanuele Mandelli

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