La Città di Crema ha da sempre avuto nelle proprie corde una grande sensibilità rispetto alle tematiche ambientali e naturalistiche. Pionieristica nella raccolta differenziata, attenta alla cura degli animali, da allevamento e domestici. Negli ultimi mesi è emerso però in maniera molto significativa il problema del randagismo dei gatti selvatici della nostra città. La spontanea tendenza empatica verso i cani, talvolta, fa sì che le attenzioni di molti animalisti siano unicamente dirette verso i nostri amici Fido, tutelati a Crema dall’efficienza del canile e non solo. Scivola così spesso in secondo piano la cura dei gatti selvatici, tra il proliferare di colonie feline e una crescente moria degli stessi gatti, impossibilitati a procacciarsi da soli il cibo in un contesto sempre più di cemento e uccisi dal freddo.

Se la grave situazione non si è ancora trasformata in una vera e propria emergenza è solo grazie all’impegno di una signora che ogni sera, ogni notte, si prende cura di oltre 20 colonie feline riconosciute della Città di Crema. Mirella Calci è una donna di 74 anni che si dedica anima e corpo a questa complessa situazione: dopo essersi legata alla colonia felina nei pressi di via Kennedy, ha preso a cuore il problema, facendosi progressivamente carico della totalità di questo articolato scenario.

“Ogni giorno esco di casa alle 19.30 e rientro a notte inoltrata, addirittura alle 4.00, per sfamare le colonie di gatti della città”, ci spiega, “È un impegno che mi assumo volentieri, ma non nascondo che ora inizio a essere in difficoltà”. Da quindici anni, l’anziana signora si reca presso i siti munita di acqua e cibo, curando ogni aspetto delle colonie: “I gatti randagi non riescono più a procacciarsi cibo sufficiente in un ambiente così urbanizzato come quello di oggi ed escono dai nascondigli solo all’imbrunire. Perché si nutrano, i gatti hanno bisogno di un ambiente curato ed è per questo che siamo attente all’igiene delle colonie: puliamo i siti da scatolette e immondizia, là dove sia possibile cerchiamo anche di allestire dei piccoli ripari”.

Una passione infaticabile, che comporta tuttavia anche un significativo sforzo economico: la gestione di 20 colonie feline della città è infatti interamente a spese della signora Mirella. Gran parte della pensione è da lei utilizzata per l’approvvigionamento dei gatti, senza contare che a livello di tempo impiegato, si tratta di un vero e proprio lavoro, dalle 6 alle 8 ore al giorno. Pardon, a notte. Con sole o pioggia, d’estate e d’inverno, ogni sera la signora Mirella compie un itinerario davvero incredibile: Ospedale Maggiore, Cimitero, piazzali dei principali supermercati, via Manini, ex Seminario, Istituto Pacioli, Scuole Braguti, Mosi, via Stazione, Cascine Premoli, Santa Maria e non solo.

Se vi capita di vedere una signora carica di borse in serata e su strade sterrate, circondata da gatti, è proprio lei: Mirella, la gattara di Crema.

Il problema dell’abbandono e delle sterilizzazioni

“Là dove una persona abbandona una gatta, in meno di un anno nasce una vera colonia felina. Considerate che la gestazione di un gatto è di circa due mesi e che ogni cucciolata porta una media di quattro o cinque gatti: i conti sono presto fatti”, ci spiega, “Nascono colonie feline con una frequenza tale per cui non è facile controllare questo fenomeno”. È proprio per questo motivo che la signora Mirella non solo si preoccupa di sfamare e garantire la cura e l’igiene delle colonie, ma anche di sterilizzare le gatte.
Non essendo veterinaria, occorre prelevare le femmine di gatto dalle colonie, con tutte le difficoltà del caso e le crescenti problematiche, anche fisiche, in cui incorre una signora di 74 anni.

Sono necessari dei veri appostamenti, alcuni della durata anche di quattro ore, per cogliere l’attimo giusto, avvicinare le gatte e catturarle momentaneamente, per poi portarle dai veterinari convenzionati e liberarle successivamente. Senza dimenticare che, esaurito il numero di sterilizzazioni concesse gratuitamente, l’operazione ha un costo significativo, di cui la signora si fa carico, così come della degenza di eventuali gatte che abbiano infezioni o malattie. L’ente provinciale concede sterilizzazioni gratuite illimitate, ma per la signora Mirella diventa complesso trasportare le gatte nelle gabbie e con la macchina sino a Cremona, dove è necessario un iter determinato per accedere all’intervento. E spesso la gatta, nel frattempo, ha già partorito.

“Sono molto preoccupata”, ci confessa, “Perché il giorno in cui per problemi di salute non potrò più continuare nel mio impegno, verranno abbandonate 20 colonie di gatti randagi, che potrebbero moltiplicarsi e recare un grave danno alla qualità della vita della città”.

Una proposta per Crema

L’impegno associazionistico della città è reputato del tutto insufficiente dalla signora Mirella, che riscontra una grande propensione delle realtà operanti in città a fare promozione sociale (cosa peraltro lodevole), ma scarso impegno nella quotidiana manutenzione delle colonie. Come arginare una situazione preoccupante per far sì che non si trasformi in una vera e propria emergenza? “Per prima cosa è necessario sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al problema dell’abbandono: sono ancora tanti che, piuttosto che spendere i soldi per la sterilizzazione, lasciano che le proprie gatte diano luce alla propria cucciolata, abbandonando poi i micini per strada o nei campi”, dice in maniera accorata, “Non abbandonate i gatti!”.

“La soluzione ideale sarebbe che anche Crema tornasse ad avere un suo gattile: un luogo che possa accogliere un numero significativo di gatti non sarebbe comunque sufficiente per risolvere un problema così grave, ma darebbe certamente un aiuto alla situazione”, ci spiega, “Un gattile funzionante come quello di Miaolandia a Mediglia può ospitare fino a 200 gatti: noi spesso ci appoggiamo a loro, ma non possiamo fare continuamente riferimento alla realtà milanese”. “La presenza di un gattile sarebbe importante anche per stimolare le associazioni e il volontariato: molte ragazze che hanno a cuore gli animali sono ancora troppo giovani per farsi carico di nutrire le colonie feline della città, ma potrebbero invece essere efficaci canalizzando i propri sforzi verso un luogo preciso con compiti precisi”.

“Qualora non ci fossero le disponibilità economiche per fare questo sarebbe sicuramente necessario che ogni comune possa avere un punto di riferimento per i gatti randagi: una gattara responsabile, che abbia un quadro chiaro della situazione e che possa coordinare magari un gruppo di volontari e associazioni, in modo da  avere una visione d’insieme del problema”. Quello del randagismo dei gatti selvatici è un problema che a breve potrebbe trasformarsi in emergenza: occorre al più presto dare un supporto alla signora Mirella nella gestione delle colonie feline e far sì che gli animali del nostro ambiente possano essere una risorsa e non un’emergenza.

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