Ammetto una debolezza, che in fondo, nella patria dei Guelfi e Ghibellini, faziosi e sgherri lo siamo tutti: ebbene, politicamente parlando, pur non avendolo mai votato (ma magari, secondo il … non stile di Sussurrandom, l’outing sul voto lo farò a breve) ho un simpatia per il buon Fabio Bergamaschi, politico emergente locale con la faccia che piace, da cui deriva il soprannome di Massimo Ciavarro nostrano e Bonaldiano. Addetto ai lavori fedele, mai una volta si è lamentato della sua capa, anzi l’ha sempre elogiata e sostenuta, ecco sono sicuro che o nel pubblico (ergo in politica), oppure se preferirà nel privato, con un po’ di fortuna Fabio farà carriera. E se lo merita. Un difetto? Due: il primo, peccato mortale è che è … interista; il secondo dovrebbe, magari, talvolta lasciar correre certi sfoghi o polemiche troppo, per così dire, social. Tutto qui, ora via all’intervista col titolare dell’assessorato strategico ai lavori pubblici, patrimonio, cura del territorio e viabilità, Bergamaschi, determinato a rimettersi in gioco, per tirare la volata a Stefania Bonaldi. O almeno a provarci, alla guida della lista civica Crema Bene Comune. Con lui abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Come mai ti candidi in una lista civica e non col Partito Democratico?

Il mio impegno pubblico germoglia come civico con le amministrative del 2007. Nel 2008 nasce il Partito Democratico e sento forte il richiamo di un progetto politico di ampio respiro, nel quale mi identifico. Ma ho sempre voluto tenere ben saldo un piede dentro ed un piede fuori dal partito, continuando a coltivare una progettualità civica per la nostra città capace di attrarre persone di diversa sensibilità politica. Mi piace creare legami, mi piacciono i ponti. Sono convinto che una comunità, soprattutto locale, possa crescere bene solo se cresca insieme e Crema Bene Comune è questo: un luogo dove le persone si incontrano, discutono senza pregiudizi nel merito dei temi, elaborano una sintesi e la offrono alla città. E’ una comunità di persone che stimo, che hanno molto da dare alla città. E poi voglio loro molto bene e ci divertiamo ogni giorno di più. Che altro serve per continuare, a livello comunale, con questo gruppo?

Quando senti dire che dalla giunta, cui ovviamente appartieni nelle vesti di assessore, Bonaldi si aspettavano in tanti, qualcosina in più, cosa pensi?

Viviamo tempi particolari. La congiuntura economica, i mutamenti sociali, il conseguente smarrimento da parte di molte persone dei riferimenti tradizionali conducono alcuni a riversare le proprie inquietudini sull’ente di governo più prossimo e sul sindaco. E’ una dinamica che comprendo, ma si deve anche comprendere quale sia la reale ripartizione delle competenze tra amministrazioni dello Stato e pure quale sia stata e sia tuttora la condizione delle finanze degli enti locali. Sinceramente, date tali premesse, pensavo si potesse fare molto meno, non di più. Credo si sia riusciti a massimizzare gli sforzi. Il mandato della giunta Bonaldi lascia una città con i conti pubblici in ordine, con la cancellazione di 8 milioni di euro di debiti dell’ex società partecipata e l’investimento di 6 milioni di euro da parte di privati su beni di proprietà pubblica per servizi quali illuminazione pubblica cittadina, lo smart parking, la piscina comunale, il Tennis Club di via Picco. Ciò potrebbe bastare, di per sé, a rendere molto produttivo un mandato amministrativo, ma è solo una parte di ciò su cui si è lavorato, per parlare del quale non basterebbe una singola intervista.

Perché dovremmo rivotare Stefania Bonaldi?

Per lasciare un segno profondo in città, occorre la continuità di un doppio mandato, sempre. Un secondo mandato Bonaldi consentirebbe a Crema di poter finalizzare molti degli scenari aperti dalla Giunta in carica. Ma al di là di ciò, c’è anche un dato umano, personale, sempre molto importante nella scelta del primo cittadino: Stefania ha capacità amministrative non comuni ed una straordinaria dedizione al servizio dei cittadini che ho potuto apprezzare in ogni singolo giorno. E’ stata un grande esempio.

L’opera di cui vai più orgoglioso?

C.Re.M.A. 2020, un cantiere ormai alle porte. E non ho dubbi: se abbiamo ricevuto il premio dall’ ANCI come miglior progetto nazionale sulla mobilità sostenibile del 2016, significa che stiamo lavorando a qualcosa di davvero importante. La stazione di Crema entrerà a breve nell’era dell’intermodalità, dove incrociano tutte le modalità di spostamento: treni, autobus (con un hub riqualificato), car sharing elettrico, bike sharing, velostazione per la custodia delle bici private. Si tratta di un progetto che porta in calce le firme di Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Gruppo FS, Autoguidovie e di decine di amministrazioni locali del territorio cremasco. Una grande soddisfazione, al di là del premio.

Hai un rimpianto in merito ai tuoi ultimi 5 anni politici?

Prima dei rimpianti, un piccolo rammarico che sta a monte: se fossi stato chiamato ad amministrare una decina di anni fa, in epoca di vacche grasse, mi sarei divertito di più, avrei dovuto sudare molto meno e avrei ottenuto facilmente risultati anche maggiori. Ma dieci anni fa portavo i pantaloni corti e vivevamo in un altro mondo. Ciò premesso, sono due i particolari rimpianti: non essere riuscito, per motivi di complessità procedurale, a portare a termine la riqualificazione del Mercato Austroungarico, mio vero pallino, e la Pierina, che rimane un grande tema aperto. Spero di avere l’occasione di una riconferma anche per raggiungere anche questi due obbiettivi. Sull’Austroungarico, peraltro, le procedure stanno proseguendo in capo alla Fondazione San Domenico, quindi si tratta di un risultato assolutamente alla portata.

C’è qualcosa che non rifaresti?

Con la consapevolezza che si possa sempre migliorare, ripercorrerei ogni strada battuta in questi anni. Forse non prenderei la delega alla viabilità, che costituisce sempre per qualsiasi amministratore una croce, perché qualsiasi cosa si faccia scontenta qualcuno. Ma lo dico come battuta, col sorriso.  

Stefano Mauri

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