Era da qualche anno che non accoglievo la fine della Festa dell’Unità con una punta di amarezza per l’estate che va a finire. Era da qualche anno anche che non passavo più di un paio di serate in quel di Ombrianello. Era da qualche anno che criticavo solamente la manifestazione del Pd. La vedevo un po’ come l’uscita dei dischi dei gruppi che ho amato, di cui ho tutto, ma che non ascolto più. Ma il disco lo si prende per completismo salvo ascoltarlo un paio di volte storcendo il naso per poi tornare alle cose più vecchie.

Ma lo hanno insegnato i grandi, tipo Bob Dylan che nel 1989 quando tutti, dopo la trilogia religiosa, lo davano per bollito se ne uscì con Oh Mercy, disco fondamentale. Perché cito proprio questo disco? Solo perché è stato l’ultimo dei vinili acquistati quest’anno, in compagnia di un disco dei Lucy Juicy, banc che non conoscevo. Dicevamo. Cinque sere su 14 per me quest’anno, tra cui la tanto odiata e evitata ultima sera. Quella che ci sono i fuochi ci va tutto il mondo.

I fuochi non ci sono da un paio di anni, segati. Ieri c’erano un po’ di spettacolini qua e la. Sempre un piacere sentire Paolo Tomelleri e il suo swing. Anche se alla festa avrà suonato quelle seicento volte. Guarda i passanti dal palco allestito tra l’enoteca e Arci Gola con sguardo di chi vorrebbe essere dappertutto meno che li. Ma ci sta. Io ci passo dopo la terza cena alle Garzide, angolo tranquillo che ho molto apprezzato.

tomelleri

Quindi cinque sere su 14 e un riconquistato senso di luogo dove passare una serata con gli amici e non solo di fiera dove ci vai una volta fai due passi tra le bancarelle per comprare l’ennesima cazzata rivoluzionaria e inutile e te ne vai. Una piccola risalita. Data anche in questo paio di anni dallo spazio del Prince Tower dove c’è uno spirito diverso rispetto alla Birroteca.

Ieri sera forse ho capito cosa non mi convince alla fine. Sono passato, i soliti 5 minuti. Suonavano i Travellers che non mi dispiacciono e conosco, li ho pure intervistati e ho un paio di dischi loro. Poca gente davanti al palco. Stare li sotto alla struttura in cemento poco illuminata mi opprime un po’. E’ sempre stata un po’ fredda forse. Non so devo mettere a fuoco. Passaggio tra le casse. Nessun incrocio con i ragazzi della Birroteca e nessuna battuta. Li ho visti dietro alle spine con facce piuttosto stanche. Come non capire. Ci sarà tempo di parlarne. Anzi vorrei fare con loro una chiacchierata seria e senza schermaglie sul futuro. Vedremo.

Matteo Piloni? Onestamente l’ho visto solo la sera in cui l’ho fotografato. E’ peggio di una primula rossa. In verità ieri sera di politici al lavoro non ne ho visti. Oramai credo fossero tutti puntati verso il palazzo e la ripresa dei lavori. A proposito. Oggi inizieremo una serie di pezzi sul chi rimarrà e chi se ne andrà, secondo noi, con la prossima amministrazione. Una specie di toto dentro e fuori che ci divertiremo a fare. Si inizia con gli assessori. Più tardi.

Rimaniamo ancora alla festa. Ho preso anche un paio di jeans. Tre euro, dei Levis 501. Pescati per caso da un cestone e presi per ridere. Chi mi conosce sa che non porto jeans da più di vent’anni, nessuna cosa strana dietro. Solo mi paiono scomodi e pesanti e preferisco altro. Ma questi incredibilmente mi vanno bene. Erano di uno alto come me e grasso come me. Magari farò l’autunno in jeans. Comunque la festa è finita. Viva la festa, per quest’anno, che è stata molto meno peggio di quanto credessi.

Emanuele Mandelli

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