Tra le mani un bicchiere, il secondo della serata, di Prosecco e gli occhi di lui sempre addosso. Si, se soltanto avesse voluto, una volta in macchina, tra una battuta, un bacio accennato e uno sguardo, ecco i vestiti, magari in un posto isolato, che la solita scusa di andare a vedere le stelle funziona sempre se la si vuole far funzionare, sicuramente sarebbero volati. Ma stasera no: ormai aveva deciso che nulla sarebbe successo. Perché era giusto così, perché così stavolta doveva andare, perché il simpatico coglione che non le toglieva gli occhi di dosso in quel bar nascosto, scuro di paese, se la doveva meritare. Curiosa la vita, visto che lei quel ragazzo, fidanzato, scoppiato dunque disponibile, lo salutava, senza motivo da una vita.
Ma mai lei e Paolo, così si chiamava il suo ammiratore, che lui tale si definiva, tra un complimento e un’occhiata alle gambe fasciate nei pantaloni di similpelle aderenti, si erano rivolti la parola sino appunto all’appuntamento in questione. A favorire l’incontro, aperitivo proposto da lei, ci pensò come spesso oggi accade Facebook: un brindisi in diretta preceduto da messaggi, allusioni, scambi di foto, ammiccamenti e provocazioni. Quindi adesso erano lì, insieme: in fondo a lei, icona sensualintrigante attenta di una Treviglio pettegola e distratta, Paolo un poco piaceva e soprattutto, aveva una voglia matta di saltargli addosso.
Ma questa sera no, non doveva succedere nulla oggi: l’ammiratore doveva desiderarla ancora per qualche giorno, che Natale era vicino, mancavano tre giorni ed era stabilito: il pomeriggio della Vigilia, visto che sicuramente lui la sera l’avrebbe passata con la fidanzata, con una scusa banale se lo sarebbe portata nel suo appartamento di periferia. E lì, per vedere l’effetto che fa, il divano si sarebbe trasformato in un ring improvvisato appositamente per ospitare l’appassionato incontro di due focosi, passionali sfidanti in un match a base di sesso e condivisione. Così d’un fiato Stefania, bella come non mai alla faccia del tempo che passava per le altre e mai per lei, lei che in passato, e in parte lo era ancora, era stata il Desiderio, quello con l’iniziale maiuscola di tanti, bevve il Prosecco, prese sottobraccio il suo ammiratore e uscirono insieme dopo aver sistemato il conto.
Prima di uscire però, non riuscì a ignorare il barista che, da dietro il banco si sporse per guardarle il sedere. E la cosa ovviamente le piacque assai. Si avviarono sul viale deserto per raggiungere la macchina, Paolo le aprì la portiera soffermandosi un attimo in attesa di un’intesa per avanzare verso di lei e baciarla. Ma la scintilla non scoccò, non doveva succedere nulla oggi. Ma il colpo di scena, un coup de théatre degno dei migliori romanzi gialli del povero Giorgio Faletti, era in agguato: una volta in macchina, lui accese la radio e fu in quel preciso momento, complici le note di … “Ho messo via” di Ligabue che improvvisamente fu travolta dal freddo, quello malinconico che tutto blocca, fiato compreso e per cercare calore iniziò a baciare l’autista che la guardò sorpreso, ma per nulla dispiaciuto girò la macchina nella vicinissima prima strada sterrata che, guarda caso grazie ai benevoli giochi del destino conduceva verso uno sterrato isolato, abbastanza sicuro.
Stefania e Paolo scomparvero avvolti da baci e abbracci e scoparono rapiti come da tempo entrambi non facevano. Scoparono brevemente, ma intensamente e a lei parve addirittura di … fare l’amore: gli sguardi erano intensi, la mente viaggiava, si nutrirono, avvinghiati, di respiri intesi sulle rispettive schiene umide di sudore, eccitate di piacere. Non doveva succedere, ma accade… era forse l’avvio di un sogno misterioso e dal risveglio incerto? Era l’inizio di una storia, l’ennesima senza domani? Mah, qualcosa si era inevitabilmente smosso, un qualcosa di sensualmagico era scattato. Di cosa si trattava? Lo scopriremo vivendo, ora è meglio vivere alla giornata, alla faccia del Natale, dei suoi significati e dei suoi proponimenti da lungo periodo pensò Stefania. E tutta sudata si rimetteva le mutandine ripescate chissà dove dal sedile posteriore della vettura.
Stefano Mauri