Barista, anzi, Barman (iniziale maiuscola a doveroso omaggio) per vocazione e, sensibile scrittore per passione, Giorgio Ronny Lucchi, vale a dire colui il quale, nell’ormai lontana metà degli anni Settanta, insieme al fratello Severino rivoluzionò e caratterizzò il modo di fare, vivere e gustare il bar a Crema, indubbiamente è un’Eccellenza nostrana da esportazione. Con lui, volentieri abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Ebbene, se dico American Bar in via XX Settembre la mente e il cuore, inevitabilmente arrivano a voi fratelli Lucchi anche adesso che non lavorate più nel settore…

Bene sono felice che vi ricordiate ancora di noi. Pensa che da Venezia, dove lavoravo all’epoca come barista e cameriere, proprio per aprire, con Severino ovviamente, l’American Bar tornai nel 1977 in terra cremasca appositamente. Portammo innovazione nel Cremasco mettendo nel locale divani e divanetti ad hoc, rifornendo il bancone con particolarissimi champagne, introducendo cocktail particolari e liquori d’importazione tipo La Crème de Cassis.

Insomma da via XX Settembre, a via Mazzini dove con La Contrada avete avuto, tempo fa, il vostro ultimo bar, sì avete fatto tendenza attraversando vari anni…

Arrivarono, dopo l’esperienza all’American iniziata nel 1977, appunto il Gallery e La Contrada in via Mazzini. Noi sempre ottenendo consensi e successi tra la gente, reinventando inoltre il rito dell’aperitivo per così dire … alla Cremasca, beh riuscimmo concretamente a gestire altre due location eleganti e uniche, pur diverse, alla loro maniera.

Con la dottoressa Anna Miranda Maini alla Contrada ospitavate, tra le altre cose, il Caffè Letterario.

Tempi stupendi: una volta al mese, scrittori, artisti, poeti e attori venivano da noi per parlare e fare cultura. Proprio con noi, nel senso che intervenne pochi giorni dopo la premiazione al “Caffè”, Vincenzo Cerami di fatto festeggiò l’Oscar vinto con Benigni per la sceneggiatura del film La Vita è bella. E ci emozionò tutti.

Lavorando, in gioventù a Venezia tra bar e ristoranti hai conosciuto gente importante?

Sì e tanta. Cito solo due nomi: Arrigo Cipriani patron dell’Harrys Bar e la collezionista d’arte nonché mecenate ed esteta Peggy Guggenheim, la leggendaria Dogaressa.

A cui tu, nel frattempo diventato scrittore, hai pure dedicato un tuo libro…

Purtroppo convivo con un tumore, la bestia come lo chiamo io, e … per esorcizzare la malattia ho scoperto che sì scrivere è terapeutico e mi fa stare bene così sono arrivate le tre pubblicazioni: Riflessioni e pensieri intimi per la vita, Dov’è l’AMORE Dov’è la POESIA e io e la Dogaressa.

Stai scrivendo altre cose?

Sempre sotto forma di aforismi, la mia tecnica letteraria preferita, sto ultimando una pubblicazione nuovamente dedicata alla Guggenheim. Ma in cantiere ho pure un romanzo, ci sto lavorando. Colgo l’occasione per ringraziare la mia insostituibile supervisionatrice Emma Sangiovanni e ricordo che il ricavato delle mie pubblicazione è tutto devoluto alla sezione cremasca della Lega italiana per la Lotta contro i tumori. 

E non hai nostalgia del lavoro dietro al bancone di un bar?

Ogni tanto avverto, con mio fratello una fitta nostalgica, ma da ottimista convinto quale sono guardo avanti continuando ad amare la vita.

Hai girato molto: come vedi Crema dalla tua postazione privilegiata di giramondo?

Venezia è il mio buon ritiro del cuore, Crema rimane la mia città e la adoro. E’ cambiata? Naturalmente sì, ma anche noi siamo cambiati. E con noi tempi, abitudini, usi e consuetudini.

 Stefano Mauri

 

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