Operaio di professione, ciclista dell’estremo, a bordo della sua attrezzatissima mountain bike per vocazione, con Giorgio Mezzadra, per parlare del suo 2016 agonistico ormai concluso, siamo tornati a scambiare quattro chiacchiere.

Allora come è andata la tua annata faticosa e dura sulle due ruote a pedali fuoristrada?

Assai bene, non pensavo neppure io che sarei riuscito a portare a termine imprese letteralmente eroiche realizzate disputando varie gran fondo in giro per l’Italia del nord.

Stai già preparando il 2017?

Certamente ma ho ripreso con calma e gradualità. A proposito ho cambiato squadra, adesso gareggerò nelle fila bergamasche del Team Isolmant di Zogno.

Come mai hai mutato casacca?

Beh fondamentalmente poiché Bergamo è vicino a casa mia, ergo a livello logistico ne gioverò senza dubbio.

Quando hai iniziato a bazzicare l’ambiente sportivo tosto del fuoristrada in bicicletta, o meglio, in … mountain bike?

A 25 anni, quindi considerando che ne ho 33, relativamente tardi, ma se potessi tornare indietro inizierei molto prima.

Ma oltre ad allenamenti intensi, per praticare il tuo sport mantieni una dieta particolare?

Diciamo che mangio poco, vario e giusto di tutto e senza esagerare. Poi bici, palestra e integratori nella giusta misura e al momento giusto che controllare il peso è fondamentale.

Quando riprenderai a fare sul serio?

Se tutto fila liscio e se non avrò problemi durante questa fase della preparazione invernale, in gara mi rivedrete il 6 gennaio in quel di Calusco d’Adda.

Ma pure nelle vostre latitudini la piaga culturale del doping è ahimè diffusa e praticata come da altre parti?

Purtroppo anche perché per sostenere certi sforzi, purtroppo, qualcuno anziché allenarsi come si deve e dovrebbe, sbagliando e scherzando col fuoco ricorre ad aiuti pericolosi, sbagliati e soprattutto da evitare. Il doping è slealtà che fotte la salute. Capito?

Stefano Mauri

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