Lavora quindi suona, studia e vive tra Milano, Crema, Ricengo e Monza. Talvolta gira i dischi, o seleziona musica, in qualche club europeo di Mosca piuttosto che Parigi: col Dj – produttore Gregorio Assandri, volentieri abbiamo scambiato (intervista ripresa pure da ViviCrema, ndr) due parole.

Come è stata la tua estate in musica 2015?

A giugno è uscito l’ EP su vinile del progetto, condiviso col mio socio Andrea Frittella, ovvero, “Irregular Disco Workers” intitolato “italofficina” , realizzato sull’ etichetta olandese Bordello, a Parigi. I riscontri di vendita sono buoni, cosi come gli apprezzamenti provenienti dal settore. A luglio ho chiuso parte dei lavori previsti per la stagione invernale, ad agosto relax, tranne a Ferragosto dove siamo stati chiamati al club Wanderlust di Parigi, laddove ormai praticamente siamo quasi di casa.

Come si annuncia l’autunno – inverno?

Stiamo rifinendo produzioni e remix per l’inverno, abbiamo un paio di dischi in uscita con Opilec, uno con Nang e un paio di remix con l’etichetta tedesca Emerald&Doreen. Valuteremo inoltre la possibilità di produrre un album, ma il tutto è in fase progettuale, ci servirà parecchio tempo per la realizzazione. Sarà in ogni caso un inverno di lavoro.

Un bilancio della produzione Made Cloned in Vatican?

Il progetto Cloned In Vatican, lo uso solo quando lavoro da solista, per ora è congelato, ma potrebbe ripartire: sto sistemando un piccolo studio, una sorta di bunker, vicino a Monza, da lì vorrei ripartire e produrre qualcosa di differente come “Cloned”. Tante le idee, ma devo capire la direzione da prendere: prendo molti dischi per studiare e sperimentare. 

Sulla sua pagina Facebook il grande Antonio Dj Comandulli alias Coma ha assimilato le varie “Notti Bianche” a … ora d’aria carcerarie. Che ne pensi della sua provocazione?

Conosco il Coma e la sua professionalità, credo abbia pienamente centrato la questione. Sembra quasi che il senso della Notte Bianca sia andato perso, comunque inflazionato, in questi anni. Io l’ho sempre intesa un’occasione per stare insieme, con iniziative musicali, culturali, artistiche, gastronomiche, eventi che fanno vivere la città e richiamano persone di tutte le età, fino a tarda notte, se non fino al mattino dopo. Ovviamente l’economia del luogo ne deve giovare: le attività commerciali aperte per l’occasione sono sempre state una risorsa fondamentale e complementare all’evento e alle varie iniziative collaterali. Tuttavia, nell’ultimo periodo ho avvertito una sorta di rovesciamento, questo genere di eventi adesso è concepito solo per far muovere la gente sventolando il feticcio dei negozi aperti col fine di agevolare i consumi e … disturbare la quiete pubblica, eccezionalmente, più del solito, dato relativo visto che al recente “Sbaracco”, già dopo la mezzanotte, a negozi chiusi, il 50% della folla si era dileguato. Le iniziative della città, dei suoi artisti, dei suoi creativi e tutto ciò che ruota intorno alla cultura della notte sono diventate poche e secondarie, mentre i negozi aperti sono diventati i veri protagonisti dell’evento, tanto vale andare al centro commerciale. La città ha bisogno di comunicazione, di spazi di aggregazione, di socialità, e non solo di negozi aperti e di merce a metà prezzo. Quindi mai metafora, nella fattispecie quella del Coma è stata più calzante: “ti aprono la gabbia, esci per l’ora d’aria”, compri, paghi”, ma a mezzanotte si spengono le luci   e riparte il coprifuoco. Di fronte a tutto questo mi permetto solo di dire che è necessario fare molta attenzione: volere una città tranquilla è una cosa, ma una città che chiude dopo la mezzanotte, oltre a diventare meno sicura, muore. 

Come vedi la movida notturna cremasca?

Ci vengo ogni tanto per il weekend, per mangiare e bere qualcosa, ma un discorso di nightlife, te lo devi cercare altrove. Gli ultimi anni sono stati difficili: molta gente incazzata in giro, pochi soldi, troppe preoccupazioni, disagio, paranoie che contribuiscono ad abbassare la soglia di tolleranza delle persone, soprattutto verso molte iniziative che fanno aggregazione e si prolungano fino a tarda notte. I litigi fra esercenti e chi denuncia gli schiamazzi sono all’ordine del giorno, ordinanze comunali, restrizioni, scazzi perenni sui social network. Dopo la vivacità degli ultimi 30 anni, siamo in rotta di collisione verso il silenzio. Magari è solo la fine che porterà a un nuovo inizio, ma per ora il declino del cremasco è evidente. In ogni caso, per il tipo di serate che cerco io, punto su Milano, e posso garantire che molti cremaschi di mia conoscenza, fanno lo stesso, da anni. Vorrei veramente che l’economia cremasca torni a girare, ma affinchè ciò avvenga deve vivere la notte, come è sempre stato, come in ogni città del continente europeo che si rispetti.

Stefano Mauri

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