Altra faccia della medaglia. In tanti hanno gioito per la chiusura del centro di accoglienza a Chieve, che a onor del vero aveva dato parecchi problemi ed era stato al centro delle cronache locali. La situazione non era delle migliori. Si è detto è scritto. Da una parte i cittadini di Chieve indispettiti dalla situazione, vista la difficoltà della gestione dei numeri delle persone presenti nella struttura. Dall’altra chi la struttura la gestiva con interessi ovviamente economici da privato.
In mezzo le persone arrivate li e adesso mandate in altri luoghi. Una delle persone che aveva fatto loro un corso di alfabetizzazione ci racconta della disperazione per la scelta. “Mi hanno scritto alcuni, sono sconforati e disperati”.
E ci fa leggere alcuni messaggi, magari un po’ sgrammaticati, ma che danno il senso della situazione:
Si prega sto impazzendo. Non riuscivo a dormire. Sono psicologicamente depresso Ho bisogno di aiuto ora. Questo posto non è ventilata affatto. La mia ulcera è ricominciata. Mi sento come se sto morendo dentro di me.
Alcuni sono finiti a Crema, alcuni a Cremona, altri non si sa dove. Di certo la gestione delle emergenze non si fa così… tra business e privato.