Tra il serio e il faceto, nei giorni scorsi, il vecchio progetto relativo alla costruzione del canale navigabile (per il trasporto merci) tra Cremona e Milano, con il tratto dal capoluogo del Po a Pizzighettone già delineato, beh è stato rispolverato. Ma serve ancora tale struttura? Abbiamo girato il quesito a Gianemilio Ardigò, politico, o meglio, esperto appassionato (e anima) affiliato al movimento Verde Ambientalista italico. Ecco il suo pensiero.

<L’idea oltre che dispendiosa economicamente non ha una valenza sostenibile per il trasporto merci poiché di fatto non c’è più la necessità di portare materiale da un senso all’altro mettendoci giorni di navigazione per arrivare a destinazione. Occorrerebbe inoltre modificare o creare nuove strutture, attracchi e manufatti per permettere ai mezzi acquatici di navigare: spendendo, di conseguenza, parecchi denari. E poi, una volta giunta all’attracco di turno, inevitabilmente la merce portata finirebbe su gomma, o meglio, sul trasporto ordinario in strada per arrivare alla meta finale. E l’acqua da incanalare? Dove la si trova? Come la si regolamenta? Come la si mantiene? Considerando i preoccupanti mutamenti climatici cui siamo soggetti, guardando i livelli dei vari corsi d’acqua, laghi compresi, sempre in ribasso, ecco, per così dire, questo capitolo dell’affaire canale navigabile lo vedo complicato. Ribadisco discorsi noti, sottolineando che le politiche passate, purtroppo eccessivamente pesanti verso il traffico gommato hanno penalizzato pesantemente la tratta ferroviaria Cremona – Milano. Questo è il vero nodo da sciogliere di quella delicata materia che è il collegamento tra la Bassa Cremonese e Cremasca e la metropoli lombarda.

Stefano Mauri

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