Spettabili Autorità civili, militari e religiose,
rappresentanti delle associazioni dei combattenti e reduci, delle associazioni d’arma,
care concittadine e cari concittadini,
oggi ci ritroviamo, nuovamente insieme, per celebrare il 4 novembre, una data che rappresenta la fine della Prima Guerra Mondiale e l’inizio di un nuovo capitolo per la nostra Italia. Una giornata, quella del 1918, che segnò la vittoria suggellata dall’armistizio di Villa Giusti, con il rientro nei territori di Trento e Trieste ed il compimento del processo di unificazione nazionale, ma anche il momento in cui l’Italia dovette confrontarsi con un compito per certi versi ancora più difficile rispetto all’affermazione militare: la costruzione della pace, la ricostruzione del Paese. La fine del conflitto aprì le porte a nuove sfide e responsabilità per il nostro Paese, che si trovava a fare i conti con un’economia lacerata, profonde diseguaglianze sociali e tensioni politiche che, nel giro di pochi anni, avrebbero posto le basi di una deriva autoritaria. Oggi ricordiamo il sacrificio dei soldati caduti a difesa della Patria, il loro eroismo e quella stessa Unità nazionale conquistata con il sangue, non solo come atto di memoria, ma come richiamo alla nostra odierna responsabilità di cittadini e di rappresentanti delle Istituzioni repubblicane. Il sacrificio di oltre un milione di italiani, tra militari e civili, tanti giovanissimi, deve ricordarci che il senso di ogni vittoria va letto alla luce del risultato cui essa conduce. Ovvero alla luce dei valori libertà, democrazia e giustizia sociale che oggi sono il fondamento del nostro vivere comune in pace e prosperità e che oggi, più che mai, dobbiamo avvertire come un impegno da mantenere. La lezione della Storia ci ammonisce. Il passato ci mostra quanto sia fragile l’equilibrio tra pace e conflitto, tra progresso e regressione. L’unità territoriale raggiunta nel 1918, pur rappresentando una conquista straordinaria, non bastò a garantire la coesione sociale e la giustizia economica: al contrario, quelle mancanze prepararono il terreno alla nascita di un regime che trascinò il Paese in una nuova Guerra, non più ammantata di eroismo e dei più nobili sentimenti patriottici, ma al contrario indelebilmente marchiata da una profonda vergogna, che sin dal balcone di piazza Venezia accompagnò ogni successiva disfatta dell’Italia fascista, morale e militare. Oggi, in un contesto globale segnato da nuove e gravi crisi, tensioni geopolitiche e sfide economiche che minacciano non solo gli equilibri internazionali e la vita stessa di milioni di persone, ma anche il benessere delle famiglie e la stabilità sociale del Paese, dobbiamo aver ben presente in coscienza che la coesione nazionale non si costruisce solo con il ricordo di ieri, ma soprattutto con l’impegno di oggi. Un impegno che per le istituzioni significa buona politica e per i cittadini, nessuno escluso, un “idem sentire de re publica”, ovvero un’omogeneità culturale costituzionale. È con politiche concrete per il lavoro, per l’inclusione e per il sostegno alle fasce più vulnerabili, promuovendo al contempo i meriti ed i talenti di cui ciascuno è portatore, che possiamo sperare di mantenere l’unità e la pace che celebriamo oggi. Questo richiamo alla concretezza si estende anche al ruolo delle Forze Armate, cui oggi rendiamo onore. Le nostre Forze Armate, ponendo il proprio servizio a difesa dei valori sanciti dalla Costituzione, contribuiscono ogni giorno alla stabilità internazionale e alla sicurezza interna, operando in missioni di pace nelle aree più complesse del pianeta. Con 120 missioni militari fuori dai confini nazionali dal secondo dopoguerra e 35 di esse ancora in corso, l’Italia è il primo contributore occidentale alle missioni delle Nazioni Unite. Esercito Italiano, Marina militare, Aeronautica militare ed Arma dei Carabinieri incarnano così, oggi più che mai, un impegno concreto, fatto di dedizione e professionalità, a tutela della democrazia e della pace, a servizio delle comunità cui sono destinati. Un autentico valore repubblicano che il Paese offre al mondo. E non possiamo non portare oggi il nostro pensiero, in particolare, ai 1200 italiani che stanno prestando servizio in Libano, al confine con Israele, 1100 nell’ambito della missione UNIFIL con il compito di garantire il rispetto della blue line tra i due Paesi ancora in conflitto e 100 nella missione MIBIL per l’addestramento delle forze di sicurezza libanesi. Oggi ogni donna ed ogni uomo della Brigata Sassari, che ha appena dato il cambio alla Brigata alpina taurinense alla guida del Settore Ovest in Libano, deve sentire forte e chiaro il sentimento della più profonda stima e riconoscenza dell’Italia intera, in un momento in cui la sicurezza delle operazioni di peace keeping è gravemente minacciata dalle attività offensive dell’esercito israeliano nel “paese dei cedri”. Cari concittadini, nel celebrare oggi l’Unità Nazionale e le nostre Forze Armate, riportiamo attenzione sul Paese che vogliamo. Un’Italia che difende i suoi valori costituzionali, che crede nella giustizia sociale e nella democrazia, che si impegna per garantire un futuro migliore alle generazioni. Che lo fa in primo luogo per i suoi cittadini, ma con quell’afflato generoso ed universale che ci spinge ad operare con analoga dedizione oltre i confini nazionali, a servizio delle popolazioni che ne hanno necessità, come testimone credibile ed operoso di quei valori costituzionali che dimostrano come le democrazie occidentali siano ancora, nonostante le minacce delle autocrazie e le crisi al proprio interno, un autentico patrimonio dell’umanità.
Onore ai caduti per la Patria, viva le Forze Armate, viva l’Italia!
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