Domenica 31 gennaio, la sala Angelo Cremonesi gremita di un pubblico attento e desideroso di ascoltare le storie mai raccontate della comunità ebraica cremasca dei secoli scorsi. L’ingegner Giuseppe Strada ha introdotto la tematica Cremasca spaziando a trecentosessanta gradi, sulle comunità ebraiche presenti nelle varie città Italiane, raccontando le problematiche e l’accoglienza che il popolo del belpaese a riservato loro, tutto sommato furono accolti bene e sono stati anche fonte di ricchezza, sempre supportato dalle immagini proiettate su megaschermo dei ghetti presenti a Venezia, Cremona, Mantova, Milano ecc.
La dottoressa Giacomina Canidio è stata straordinaria, perché ha corollario del suo intervento ha mostrato le slide dei volumi delle Ducali e Parti Prese quattrocento/cinquecentesche conservate nell’archivio della biblioteca di Crema, di Cremona e di Piacenza, che probabilmente tutti ne hanno sentito parlare, ma nessuno le ha viste, documenti scritti a mano che formano il DNA delle Municipalità. La sua relazione è stata estrapolata dalla sua tesi di laurea , partendo dalla storia del Monte di Pietà afferente alle problematiche sul prestito e sull’usura che colpivano in quei tempi la collettività Cremasca, raccontando della venuta a Crema di Bernardino da Feltre e Bernardino da Siena, entrambi impegnati nell’alleviare i bisogni degli indigenti, cercando di tenere interessi miti e spronando gli ebrei presso il Podestà con una collaborazione fattiva e concreta.
E’ emerso inoltre il luogo fisico del ghetto di Crema, la stretta degli orefici sita nell’odierna via Manzoni, chiamata nel quattrocento il ghetto ebraico. Lo studio di architettura di Tino Moruzzi ha donato una carta topografica del 1820 fatta dall’ingegnere Municipale Luigi Massari, ove si vedono le tredici botteghe ebraiche che erano in una viuzza larga un metro e venti , su una strada quasi del tutto coperta che da piazza Duomo sbucava sulle quattro vie ed erano abitazioni poste su tre piani.
A Crema erano presenti e censiti 160 ebrei. Sono state proiettate oltre 240 immagini, dipinte e cartoline d’epoca di com’era questo isolato con gli affreschi della costruzione del Monte di Pietà, presenti nella chiesa dei Caduti del Quartierone e una fonte presentata da Dino Zanini , pubblicata a Cremona ma inedita per Crema sul volume di Elia Santoro, Violini e Violinari ove viene spiegato dettagliatamente il per corso di due ebrei cremaschi che tenevano banco a Crema insieme ad un ebreo di Martinengo che all’inizio del 1500 aprirono 3 botteghe di “Pataria” consorziate dove iniziarono a lavorare Andrea e Giovanni Antonio Amati i cui violini sono diventati famosi e apprezzati in tutto il mondo.