«Era nell’aria, si poteva immaginare ed è stato giusto così. Quando le cose non vanno come si vorrebbe, è sempre bene farsi da parte». C’era anche Giuseppe Pasini a fianco di Mario Macalli al momento di rassegnare le dimissioni dalla guida della Lega Pro. Era stato proprio l’ex presidente a volerlo nel consiglio direttivo nel corso della stagione 2010-11. Lo aveva trascinato nella cabina di regia della terza serie per aiutarlo a riformarla dall’alto della sua esperienza. Un’esperienza che ora Pasini non metterà più al servizio della Lega Pro ma che rivolgerà solo alla Feralpi Salò. «Dopo tanti anni nel consiglio credo sia giunto il tempo di rimanere più defilati – spiega -. Dalla prossima stagione mi occuperò di più di campo, della mia squadra e dei suoi risultati e meno delle politiche di gestione della Lega Pro». Se la missione della ventennale gestione Macalli sia compiuta o no saranno solo i posteri a dirlo.
Per il momento, però, chi lo ha affiancato in questi ultimi anni ne promuove in pieno l’operato. Pasini sta con Macalli anche nelle dimissioni, che considera un gesto di alta responsabilità. «Non le ha date per problemi di salute – precisa il numero uno della Feralpi Salò -. Il presidente ha pure dovuto combattere qualche acciacco fisico ma non ha lasciato per quello. Si è sentito sfiduciato all’interno della Lega e in Figc, quindi ha ritenuto fosse giusto andarsene».La valutazione sull’uomo non si può scindere da quella sul suo operato. «Non ha un carattere facile, io gli sono stato molto vicino e lo so – spiega Pasini -. È un uomo leale, che ha sempre combattuto grandi battaglie per il bene della categoria che rappresentava. Se la Serie C prima e la Lega Pro poi hanno portato a casa qualche soldo, è stato solo grazie a lui. In vent’anni di cammino si può dire che abbia lasciato il segno, dovendo confrontarsi con una Serie A milionaria e una Serie B certamente più ricca.
Ora è giunto il momento per una svolta. Il lavoro non si cancella, tutti noi ci auguriamo che i successori lavorino per il bene della Lega Pro, come ha fatto Macalli». E per il bene del calcio italiano, che soffre di una crisi generalizzata. «Basti guardare i casi del Parma e di altre società di B. Se in Lega Pro ci sono molte squadre non iscritte e tante che non hanno regolarizzato l’iscrizione, non è colpa di Macalli. Le colpe sono da ripartire tra i presidenti opportunisti, che cercano palcoscenici senza avere le risorse per condurre una stagione sino al termine. Io, così come Macalli, amo il calcio perché è prima di tutto passione. Non cerco ribalte». Ecco il motivo delle dimissioni in una fase in cui il calcio di Lega Pro andrà guidato e addomesticato per evitare il collasso. «Sono stato chiamato quando la Feralpi Salò era in Seconda Divisione. Macalli voleva attorno a sé imprenditori e professionisti. Questo è l’emblema della sua politica. Spero che il suo successore abbia altrettanto a cuore le sorti della Lega Pro».
sm