Mi sono accorto di lui quasi per caso. Erano anni che non ci pensavo, dalla mia infanzia. Però per andare al Picnic di ferragosto tocca passarci da parte in bicicletta. E allora ti ritrovi questa balena spiaggiata triste e abbandonata e la guardi. Ti ricordi di quando da piccolo ti ci intrufolavi di nascosto perché lo zio del tuo amico di infanzia Moreno era il custode e aveva le chiavi. Ed era bello, lucido, un luogo importante e dove nel tempo è passata la storia.
Nei tardi anni ’70 il velodromo di Crema non si chiamava ancora Pierino Baffi. Il toro di Vailate era ancora vivo, morirà nel 1985, e si narrava nel bar della Cascada di quando lui e i fratelli Bindi venivano a Crema ad allenarsi sulla pista in cemento di 333 metri e 33 centimetri. Che bella che era. Ci salisti con la bici da cross che avevi forse 10 anni forse meno. Ovviamente era impensabile pensare di spingersi sulle paraboliche sospese, troppa velocità e troppo pericolo pensare di percorrerle. Moreno si, lui correva per la cremasca e ci si allenava. Tu al massimo giravi piano sotto il sole con la tua bici arrugginita.
Che poi basta con questa terza persona, sono io che parla e sono i miei dannati ricordi. Quella struttura storica che adesso non si capisce che fine farà, ritirata nel 2005 dal comune dal Coni che la possedeva per 800 mila euro, recita Wikipedia, è stata restaurata e revisionata fino al 2012. Passandoci d parte non sembra. Tribune allo sfascio, erba alta due metri al centro del campo. La dove un po’ più grandicello provai a giovare a rugby nella squadra cremasca che allora si allenava e giocava lì.
Il Velodromo l’ho nel cuore perché mia nonna abitava nella corte della Cascada, li di fronte, e come detto il caro amico d’infanzia Moreno era ciclista e lo zio Amedeo era il custode del velodromo. Ci ho passato l’infanzia dentro a giocare. Adesso vederlo all’abbandono senza uno straccio di futuro mi fa male al cuore.
em
Per approfindire: il velodromo su Wikipedia