Il potere non logora ma stimola la verve delle persone intelligenti che guardano avanti. Ecco, a questa (e non solo) massima si specchia, riflettendo comunque di luce propria, il ragionier (più famoso e astuto d’Italia) Mario Macalli, vicepresidente della Federcalcio, grande sponsor del presidentissimo Tavecchio e patron della Lega Pro edizione 2014, categoria orfana ormai del direttore generale (il divorzio si è consumato nei giorni scorsi e potrebbe avere strascichi in Procura federale) Ghirelli.

E’ dunque per il momento un uomo solo al comando Macalli (secondo la Gazzetta a rischio deferimento causa l’affaire del Marchi del Pergo acquisiti da lui in passato), ma la solitudine non lo logora, bensì lo intriga; quest’anno l’ex dirigente del Pergo (e raffinato ideatore dell’operazione Pergolettese 2012), attraverso accordi televisivi ha trovato euro pesanti da destinare alle società da lui presiedute. Sicuramente non sta simpatico a tutti, (la rosea Gazza si sta dedicando al suo operato con attenzione chirurgica), forse dovrebbe migliorare le pubbliche relazioni dell’ente calcistico da lui rappresentato, ma il Ragioniere conosce la materia, sa il fatto suo, qualche riforma l’ha fatta ed è pronto per nuove battaglie.

Intanto settimana prossima, il presidente saprà se verrà sottoposto, o meno, a processo per la questione relativa alla mancata concessione dei diritti televisivi al Pergo (quello poi fallito) due anni fa. Macalli, cuore “cannibale” si dice sereno, ma lunedì, sulle tribune dello stadio di Malta per assistere all’Italia di Conte, il suo volto (come quello degli altri due moschettieri Lotito e Tavecchio) era tirato: in un mondo di Gattopardi, un leone non si fa intimorire e dirà la sua. Il ragionier Macalli non è fatto per unire e chiamare applausi, ma per fare calcio moderno. La storia, tra qualche anno dirà se ha agito bene, oppure male.

Stefano Mauri

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