Fabio Bergamaschi è assessore all’urbanistica e ai lavori pubblici della giunta cremasca guidata da Stefania Bonaldi, con lui abbiamo fatto una lunga, ma piacevole e non pallosa chiacchierata. Leggete e giudicare.

La politica per te è una scoperta recente oppure datata?

La definirei una passione quasi innata. Sono cresciuto in una famiglia nella quale, pur non circolando alcuna tessera di partito, la discussione e l’approfondimento della cronaca politica erano pane quotidiano. Accanto a ciò ha giocato un ruolo fondamentale l’esperienza parrocchiale presso la comunità di San Giacomo sotto la guida di un grande maestro che mi manca moltissimo: Don Agostino Cantoni il quale col suo magistero ha orientato il cammino di molte persone verso l’impegno sociale. E non esiste passione politica se non esiste passione per il sociale.

Il tuo vino preferito? E il piatto?

Amo le Langhe e la Toscana, terre che sanno regalare il senso del sublime, anche dal punto di vista enogastronomico. Ma abbiamo una produzione talmente varia e di qualità da avere l’imbarazzo della scelta. Questa estate, per esempio, ho scoperto il Cannonau dell’azienda agricola Dettori. Il mio piatto preferito rimangono i tortelli cremaschi. In ciò, forse, giocano un ruolo importante i ricordi dell’infanzia e della preparazione casalinga con mia nonna.

Com’è fondamentalmente fare l’asessore?

Una domanda alla quale forse non basterebbe un libro per rispondere. Ma sintetizzo in due parole: gratificante e frustrante. Non sono bipolare. Rispondo in tal modo perché in questa esperienza si sperimenta tutto lo spettro delle emozioni umane, spesso in uno stesso giorno. Accade che tu sia entusiasta per la conclusione di un cantiere o l’aggiudicazione di un finanziamento ed un istante dopo ti chiami il buon funzionario comunale che, sconsolato, ti dice che non ci sono i soldi per tagliare l’erba. Emozioni da montagne russe, insomma.

Crisi economica, burocrazia e poteri più o meno forti quanto ostacolano il vostro lavoro?

Credo che a mancare non sia certo la “vision”. La mia idea di sviluppo cittadino è cristallina. Qualche sintetica pennellata: completamente della gronda nord, con conseguente trasformazione del viale di Santa Maria ad area di pregio monumentale ed artistico. Realizzazione di un duplice sottopasso presso l’area della stazione: veicolare da un lato e ciclopedonale sul viale per garantire la continuità sul viale anche a passaggio a livello definitivamente chiuso. Creazione di un polo di interscambio modale ferro-gomma nell’attuale area dismessa dello scalo merci della stazione. Ampliamento della ZTL del centro cittadino con riqualificazione di piazza Trento e Trieste e chiusura del Mercato Austroungarico con pareti di cristallo per trasformarlo in uno spazio polivalente dedicato alla cultura, all’arte ed al commercio, un nuovo gioiello per la città. Ancora: riqualificazione delle due piazze retrostanti alle porte della città, cioè piazza Garibaldi e piazza Giovanni XXIII, luoghi oggi mortificati da una configurazione irrispettosa della loro potenziale bellezza. Realizzazione di un parcheggio interrato a servizio del centro, o in alternativa raddoppio della cosiddetta buca. Riqualificazione dell’area della Pierina, con vocazione ludico-sportiva. Completamento del reticolo extraurbano delle ciclabili e potenziamento delle comunicazioni ciclopedonali interne, riqualificazione ed ammodernamento delle scuole cittadine. Potrei continuare per molto.Il libro dei sogni? Guardando alle attuali disponibilità economiche in parte sì, ma si lavora ogni giorno per trasformarli in realtà nonostante le difficoltà che in questo periodo storico sono enormi. All’esterno, mi rendo conto, non c’è una piena percezione di cosa voglia dire il patto di stabilità per gli enti locali. E’ una camicia di forza. Tu puoi anche essere Usain Bolt, ma se corri con attaccata ai fianchi una lavatrice il tempo record non lo fai di certo.

Un giudizio sull’opposizione politica?

Da assessore ho un compito è esecutivo non voglio polemizzare, quindi il giudizio sulle opposizioni lo risparmio. Mi limito a dire che si tratta di uno schieramento eterogeneo, rispetto al quale non è possibile esprimere un giudizio unitario. E molto, inoltre, dipende dal carattere e dall’intelligenza delle persone, al di là delle appartenenze. Circa il Sindaco, invece, il mio giudizio è netto: è il miglior Sindaco possibile. Ha grandi capacità di ascolto e di analisi, tanta voglia di lavorare ed un grande amore per la nostra città. Inoltre, cosa non banale, è una persona libera. Per una buona amministrazione questo è un dato estremamente importante. Per misurare l’affidabilità di una persona la classica domanda è “compreresti mai un’auto usata da questa persona?”. Io farei molto di più: non solo comprerei da Stefania un’auto usata, ma le affiderei in custodia la mia auto, la mia casa e pure un mio ipotetico figlio, con la certezza che siano in ottime mani.

Cosa farai da grande?

Sto vivendo questo incarico con grande serenità, senza crearmi aspettative sul domani. Certamente il desiderio è quello di proseguire con l’impegno politico, ma la mia sfida si gioca sul quotidiano. Trascorro le mie giornate lavorando per Crema e non ho mai perso un solo minuto nella creazione di una prospettiva personale. Il mio incarico amministrativo può sì essere un trampolino di lancio, ma ho sempre pensato che le istituzioni non debbano divenire lo strumento ascensionale per le ambizioni personali. Non ci si deve servire delle istituzioni, ma al contrario le istituzioni si devono servire. In ogni caso sto terminando un master in Public Affairs, pertanto, che sia di qua o di là dalla scrivania, la politica sarà sempre comunque una parte importante della mia vita. In che ruolo, per ora, solo Dio lo sa.

Crema ce la farà ad uscire dal guado?

La vera domanda è “ce la farà l’Italia ad uscire dal guado?”. Perché il futuro di Crema non è certo disgiunto da quello del Paese. Non passa mese in cui da Roma non giunga un provvedimento che tagli i fondi o imponga drastici tagli alla spesa e ne risentiamo pesantemente. La mia prognosi? Su Crema è ottimista: siamo gente tosta. Sull’Italia è riservata.

Meglio la Pergolettese o il Crema?

Ci sono tre fattori che mi legano ai colori gialloblù: sono nato e cresciuto nel quartiere del Pergoletto, ho tirato i primi calci al pallone alla scuola calcio del Pergocrema ed infine sono legato affettivamente a Cesare Fogliazza e al gruppo societario che fu del Pizzighettone Calcio. A Pizzighettone ho giocato sette anni, dai Giovanissimi fino alla prima squadra, quando militava in C2. Lì risiedono molti dei miei ricordi migliori. Ma tifo per chiunque porti in alto l’onore della nostra città, quindi auguro anche al Crema i migliori successi.

Stefano Mauri

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