Quattro milioni di persone che marciano in tutta la Francia é una risposta grandiosa, spettacolare e necessaria. Riconosco in questa fratellanza e in questa capacità alla mobilitazione la Francia nella quale vivo da ormai 10 anni. Un paese che ha fatto della diversità culturale ed etnica la sua forza.
Parigi é da sempre una città aperta dove si respira un’ aria di libertà, di laicità, di cittadinanza attiva e colpire Charlie Hebdo significa, in qualche modo, colpirne le fondamenta.
Parigi però come Londra, Milano, New York, Los Angeles, Rio e tante altre metropoli nel mondo ha in qualche modo trascurato la sua periferia. Laddove la disoccupazione giovanile é al 50%, il tasso di abbandono scolastico alto e le prospettive di futuro inesistenti in questi luoghi, in questi quartieri, di fianco a casa mia, si creano giorno dopo giorno situazioni di disperazione. Terreno fertile per nuovi fascismi religiosi o meno.
Io sono convinto che il fanatismo religioso sia l’ultima spiaggia per colui che la società ha “scartato”. Combatto con forza ogni forma e atto di violenza del terrore ma non posso nascondere a me stesso che questo fanatismo non nasce da una natura malvagia (religiosa o meno). Nemmeno lo scontro di religioni é una chiave di lettura che mi appartiene.
Se io sono Charlie e se “tutti” lo siamo allora dobbiamo sapere che Cabu, Charb, Tignous et Wolinski, si battevano giorno dopo giorno per una Francia laica, egualitaria, più giusta e più sorridente contro ogni forma di fascismo, fanatismo religioso e determinismo sociale.”
Luca Bergamaschi
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