Questa è una storia di 30 anni fa. Ma potrebbe essere stata scritta ieri.

Le locandine erano bellissime e svettavano per la città da settimane. Una serie di mani borchiate, una con una chiave inglese in mano, una chiaramente femminile, sovrapposte in una sorta di simbolo di alleanza metallica. La scritta che svettava non lasciava dubbi: Vanadium, scritta con un font che più metallico e cattivo non si poteva. Mercoledì 5 giugno 1985. Quasi 30 anni fa appunto. Avevo appena compiuto 14 anni e iniziavo a farmi un’idea di cosa potesse essere la musica metal. Ingresso 5 mila lire, non poco per le mie tasche sfondate dell’epoca, oddio in realtà già lavoravo (un 14enne al tornio, cosa oggi illegale anche quasi nel Terzo Mondo). Ma andai. Accompagnato da un amico quasi maggiorenne.

Piazza Aldo Moro, che si chiamava già così ma da poco tempo, invasa da gente davvero strana.

Ma per capire che le cose nella Città Giocattolo non cambiano mai affidiamoci alla cronaca dell’articolo dell’epoca de La Provincia che è esplicito:

“Il manifesto non era troppo rassicurante (braccia borchiate e mani aneliate che coprono una chiave inglese) e le voci che girano sui gruppi del genere e il pubblico dell’hard rock sono tutt’altro che invitanti. Per spiegare i timori basti elencare alcuni epiteti e leggende riguardanti questo pubblico: metallari, tamarri, heavy metal, cinghios. Di loro si dice che facciano patti col diavolo, bevano sangue, per addobbarsi rapinino le ferramenta e soprattutto che ce l’abbiano a morte con quelli non sono come loro”.

Si credeteci il paludato quotidiano locale scriveva proprio così nel demenziale articolo di recensione pubblicato sabato 8 giugno 1985. Salvo poi buttarla sul buonismo:

 “Invece mercoledì sera tra la gente delle prime file e Il gruppo si è stabilito una specie di contatto il cui legame pareva composto da pura energia sprigionata fin dalle prime note dagli amplificatori a pieno volume”.

Ed eccoci al punto. Da trenta estati a questa parte le vicende della Città giocattolo non cambiano mai. La prima parte di articolo, quella più di colore, è firmata da tal Giuseppe Borchia, e sul nome ci sarebbe da aprire un dibattito. O è perfetto per le recensioni metal o era palesamene uno pseudonimo terrificante. Ma la seconda parte, siglata G.R, apre uno spaccato interessante e potrebbe essere copiaincollato domani cambiando solo i nomi:

“Proteste in città contro il concerto tenuto mercoledì in piazza Moro dal complesso Vanadium. Un gruppo di cittadini ha provveduto a raccogliere una cinquantina di firme che ha allegato alla lettera inviata al sindaco Bianchessi e per conoscenza alla vigilanza urbana. In tale esposto si critica non tanto l’organizzazione quanto chi ha rilasciato la concessione di utilizzo della piazza. Durante lo spettacolo, affermano i firmatari, caratterizzato da un rumore indecente e non da una musica normalmente ascoltabile, tutti i vetri delle case attorno per la potenza trasmessa dall’impianto di amplificazione, vibravano come durante una scossa tellurica. Si dice che la potenza dell’amplificazione fosse di 40.000 watt”.

Vale la pena riportare le dichiarazioni di uno dei firmatari:

 “Nell’occasione  si è superato di gran lunga i limiti di disturbo della quiete pubblica. Soltanto poco tempo fa, per aver suonato il clacson della mia autovettura in ore serali, sono stato multato in una città vicina. Ascoltare per 4 ore musica assordante non è stato certo invitante e augurabile a nessuno”.

Ed il discorso è il solito, si faccia cultura ma in modo diverso:

 “Con questa nostra protesta non vogliamo bandire piazza Moro dagli spettacoli, bensì limitare il suo utilizzo ad appuntamenti di musica classica, bande e balletti”.

Geniale la risposta del sindaco:

 “In questi giorni ho. ricevuto almeno una ventina di lettere di protesta, senza contare le molte persone che sono venute in Comune per esprimere direttamente il loro disappunto. Debbo confessare che sono perfettamente del loro avviso e concordo che simili avvenimenti nel centro storico della città sono fuori luogo”.

Consiglio finale? Si suoni al Polisportivo o agli Stalloni. Perché nella Città Giocattolo le cose non cambiano mai.

vanadium a crema
Clicca sull’immagine e leggi l’articolo integrale de La Provincia dell’8 giugno 1985, fonte archivio on-line del quotidiano

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