Quella della Pergolettese è la storia, unica in Italia, di un club che negli ultimi novantadue anni, oltre al calcio, ha giocato anche a fare il camaleonte. Pergolettese, chi? Beh, la domanda è legittima se non si è profondi conoscitori della complessa geografia nostrana del pallone. E d’altra parte a Crema, città della bassa Padana dove questa società sportiva nasce, hanno fatto di tutto per confonderci le idee: ben cinque cambi di denominazione sociale dal 1932 ad oggi. Un lungo periodo in cui la squadra lombarda è riuscita a venir fuori dal pantano del dilettantismo, dribblando anche aspri contrasti esplosi nella stessa cittadina.
Dolce Crema – Chi la conosce sa quanto sia impregnato di arte il suo lussuoso centro storico. Passeggiare lungo le vie attorno a Piazza del Duomo è un po’ come far finta che la crisi economica sia un problema di un altro mondo. A una manciata di chilometri da questo piccolo Eldorado, sorge il Pergoletto, un quartiere popolare. Qui è stata scritta la prima pagina della avventura gialloblù.
Oste, il conto! – L’affare vien mangiando. Succede per le trattative di mercato, che hanno fatto la fortuna di alcuni ristoranti ormai celebri, ed è successo anche per il calcio cremasco. Il 18 novembre 1932, l’Osteria il Pergoletto diventa il luogo del primo “consiglio di amministrazione” del club, che sceglie Dafne Bernardi come presidente e soprattutto di diventare l’antagonista dell’AC Crema 1908, la squadra dell’alta borghesia. Nasce l’U.S. Pergolettese 1932.
Giugno 1975, il Pergocrema – L’estate porta con sé voglia di cambiamento. Quella del ’75, per i dirigenti della Pergolettese, portò anche l’esigenza di una maggiore chiarezza. Anche nel campionato interregionale, erano in molti quelli che si chiedevano da dove provenisse questa formazione. Lecco? Bergamo? Como? No, troppa confusione. Altro “cda” ed altro banchetto, stavolta al Bar Trampolino di Ripalta Cremasca (a 3,5 Km): tra un brandy e un fernet, con 41 voti favorevoli e 4 contrari viene decretato il passaggio da Pergolettese a Pergocrema. Il salto dal Trampolino porta bene, a fine stagione arriva la prima promozione in Serie C2 dopo il decisivo successo a maggio contro Cantù.
Giugno 1994, il Cremapergo – Ciò che ai più sembrerà estremamente complicato, apparve invece ovvio ai fratelli Luigi e Sergio Bianchi, imprenditori bresciani e in quel 1994 già proprietari dell’A.C. Crema in Serie D. Acquistato anche il Pergocrema, i “B brothers” tentarono senza successo la fusione tra i club. Riuscirono, però, a trasformare ancora una volta il nome nome della società, che divenne Cremapergo. Pessima fu invece l’idea di mescolare i colori dei due team, il giallo della Pergolettese e il nero dell’A.C. Crema. Per i tifosi fu un affronto, ma i proprietari si superarono utilizzando nella prima partita di campionato la divisa bianconera dei cugini.
Atto quarto – L’era dei “B brothers” aprì un ciclo poco felice. A Crema ricordano ancora i successivi sei anni, con due playout, un ripescaggio e un capitombolo in Eccellenza. Qualche raggio s’intravede il 5 agosto 2000, quando una cordata di 12 persone guidata dall’architetto Massimiliano Aschedamini rileva il club. A giugno 2002 arriva la promozione in D e la squadra diventa, anzi torna ad essere Pergocrema.
Il ritorno alle origini, con l’ultimo cambio di denominazione sociale, arriva dopo il 21 giugno 2011. Il tribunale di Crema decreta il fallimento del sodalizio per dissesto economico, mentre la FIGC procede alla radiazione nove giorni dopo.
La squadra però rinasce una manciata di ore più tardi grazie al trasferimento del titolo del Pizzighettone (e soprattutto attraverso la passione di Cesare Fogliazza, grande calciofilo e all’intercessione dell’ex presidente della serie C, calcisticamente forgiatosi nella Pergolettese, Mario Macalli).
Si ricomincia da capo, si ricomincia dall’U.S. Pergolettese 1932. Li chiamano “cannibali” i gialloblù. Divorano nomi, questo è sicuro.
Così postarono via social, quelli del Nobile Calcio…
sm