Per una volta tanto prendetemi sul serio. La città di Crema, con le relative forze politiche, non è mai stata, dal dopo guerra a oggi, un laboratorio di nuove idee. Almeno per quello che mi è dato di conoscere. Di sicuro ha saputo cogliere alcuni dei mutamenti in corso assorbendone la dinamicità, ed è stata anche capace di elaborarne aspetti originali, ma collegati a influenze esterne incidenti sulla realtà locale. Nel corso degli anni le amministrazioni comunali che si sono succedute alla guida della città hanno provveduto a renderla più funzionale rispetto alle nuove esigenze che via via si presentavano. I piani regolatori venivano pensati sulla base di visioni certo alternate, ma sempre in relazione a fenomeni attigui e naturalmente Milano con le sue molteplici attrattive primeggiava e primeggia. Niente, però, che potesse richiamarla a esempio di qualcosa di veramente nuovo da proiettare sul grande schermo.
Ora noi ci stiamo preparando al voto amministrativo di giugno. Ne ricavo l’impressione che, in una modesta realtà come la nostra, si sia partiti con il piede sbagliato. Non è la prima volta, perché in quanto a presunzione, i cremaschi ne hanno da vendere e tutto ciò si muta in sterile contrapposizioni tra figura e figura che si propone, che chiede di poter amministrare la città. Che è Crema e non gli Stati Uniti d’America!
La contraddizione tra la presunta battaglia in prima linea e i piedi per terra emerge proprio dal fatto che Crema non può mutare i destini del mondo ma, tutt’al più, deve trovare il modo, e magari anche i soldi, per grattarsi via le sue piccole e grandi croste. Una crosta in meno, un servizio in più.
Domanda: ne è consapevole quella molteplice quanto inutile pletora di candidati civici, dell’una e dell’altra parte, che la guerra contro il Barbarossa è finita e che invece, tanto per dire, sarebbe molto più utile conoscere il regolamento comunale?
Un paio di risposte le ho avute: “Ci metto la faccia perché mi è stato chiesto di far numero e magari portare a casa qualche voto, ma anche se venissi eletto, dati gli impegni che ho, non potrei comunque dedicarmi all’attività del Consiglio comunale.”
Sconfortante.
Beppe Cerutti