Dunque. Da piccolo mi hanno fatto imparare alcune cose: sinistra operai, destra borghesia. Era il giochino che cosa è di destra che cosa è di sinistra di Gaberiana memoria. Poi dopo deve essere successo qualcosa che mi è sfuggito, non sono un grande analista politico. Poi leggo uno status in Facebook, madre di tutte le discussioni: “sarà che la crisi non risparmia nessuno. Ma a me la protesta dei benzinai contro la pompa bianca continua a far ridere”.

In contemporanea nella casella di posta elettronica mi arriva una mozione presentata all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale da Emanuele Coti Zelati, di Sinistra Ecologia e Libertà, dal titolo: azioni per abbassare i prezzi dei carburanti sul territorio. E qui inizio a ragionare.

Ora la storia è nota. L’Ipercoop chiede di poter aprire una pompa bianca da legare alla sua attività commerciale. No-logo, prezzi concorrenziali, probabile nessun guadagno solo il puntare ad un dignitoso pareggio di gestione per portare tra le corsie del supermercato nuovi clienti, che erano li per fare il pieno. Beh, se il prezzo al litro sarà ben più basso della media dei distributori cremaschi ci andrò anche io. Così come ho abbandonato il negozietto di dischi a favore di Amazon che mi fa prezzi anche di 10 euro in meno per un disco.

Come me in tanti faranno lo stesso ragionamento abbandonando i vecchi distributori a cui davamo i soldi per la nostra benzina. E’ la concorrenza baby. Libero mercato in libero stato. Il fatto che il libero mercato concorrenziale, anche con mezzi non uguali, per proseguire l’esempio di Amazon, il sito riesce a vendermi una nuova uscita a prezzo inferiore di quello che un negoziante paga al suo fornitore per lo stesso disco. A me fa comodo. Ma i negozi di dischi muoiono, o cercano di riciclarsi in altro, tipo la vendita di magliette o altra mercanzia musicale varia. Così come hanno fatto spesso i benzinai aprendo autolavaggi, bar o piccole officinette.

Lo rileva lo stesso Graziano Bossi, gestore cremasco di una struttura e presidente provinciale della Figisc: “non va dimenticato l’indotto legato alle stazioni di servizio, come ad esempio, gli autolavaggi o i bar, per i quali i gestori hanno affrontato investimenti importanti”.

Allora torniamo all’inizio. Mi hanno sempre detto che sinistra, operai, difesa dei più deboli e destra, imprenditori, difesa delle classi forti. Ma nella Città Giocattolo è la maggioranza di sinistra che chiede a gran forza che l’Ipercoop possa usufruire della cosa. Ora eviterò di chiedermi se la reazione fosse stata la stessa se la richiesta fosse arrivata da una catena di ipermercati di stampo destrorso, ma, anche se Andreotti diceva che “a pensar male spesso ci si azzecca”, non farò facili dietrologie.

Mi domandò allora perché pur di concedere questa cosa, che in fondo al singor Ipercoop porta poco, si mette a rischio la categoria di un territorio. “La richiesta (di dire no, n.d.r) è quanto più di imbarazzante e vicino a meccanismi di protezionismo anacronistici”, arriva subito a rintuzzare la discussione il solito che prende le difese per partito preso delle decisioni della sua parte politica.

Anche qua continuo a farmi delle domande. Ma come? Quando arriva il genio di turno che vuole riformare il mercato del lavoro inserendo il liberismo flessibile che distrugge una categoria, gli operai, di cui faccio fieramente parte da oltre 25 anni, i sindacati di turno insorgono. Landini e Camusso, genialmente rappresentati da Crozza in una scenetta da antologia, come inglobati in una bolla di anni ’70, insorgerebbero e ci costringerebbero tutti a fare un bello sciopero. Si quella cosa che tu stai a casa, il tuo principale è felice perché risparmia una giornata di lavoro visto che lavoro non ce n’è e manco ti deve pagare, ed in più pensi di avere fatto una azione forte e proletaria.

Allora è evidente che i tempi sono cambiati. Non lo dice certo Sussurrandom. Ci sono fior fior di analisti che me lo raccontano tutti i giorni dalle loro postazioni dorate di opinionisti. Ma non potete venirmi a dire che gente che guadagna 3 centesimi ogni litri di benzina, vuol dire che quando noi facciamo un pieno di 70 litri che ci costa oltre 100 euro al nostro benzinaio in tasca vanno 2 euro e 10 centesimi, è una categoria forte a cui posiamo tranquillamente dare un competitor sul territorio che gli spazzi via una bella percentuale di guadagno.

Quello che ha vergato lo status di cui sopra nel proseguo delle discussione ha scritto una cosa tipo: “ma siamo nel 2014, questo è il mercato baby”. Io il libero mercato l’ho scoperto quando la Cina ha fatto chiudere l’azienda per cui ho lavorato per 20 anni.

Ma allora il libero mercato, quando a praticarlo è l’Ipercoop, è di sinistra? Torno alla considerazione iniziale. Qualcosa non mi quadra. Altro che il conformismo sempre di gaberiana memoria. Quando il buon Gaber, uomo di estrazione sinistroide, veniva accusato di essere diventato altro, con la sinistra sulle barricate a massacrarlo (sin dal 1977 quando diede dei Polli d’Allevamento alla generazione del 1977) ci si chiedeva se fosse lecito tradire una ideologia così. A cuor leggero.

Altro che cuor leggero. Il ritornello della canzone citata recita: “Il conformista è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta, il conformista ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa è un concentrato di opinioni che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire forse da buon opportunista si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso”.

E allora mi fa male vedere questi giovani sinistrosi, vien voglia di chiamarli davvero sinistrati come fa un nostro amico, che per conformarsi ad una decisione evidentemente spinosa, sono disposti a dire una cosa che se l’avessero detta ai tempi di mio nonno partigiano e di mio zio sindacalista della Cgil, minimo sarebbero stati mandati a lavarsi la bocca col sapone.

Qualche tempo fa in un altro pezzo tirate invettiva mi chiedevo: ma sono cambiato io o sono cambiati loro? Cazzo, sono cambiati loro. Non mi riconosco nella sinistra italiana e nemmeno in quella della Città Giocattolo.

Ah no, avevamo buttato li del Coti Zelati che fa una mozione. Nella mozione chiede: “di costituire un tavolo di confronto con i rappresentanti delle compagnie petrolifere che commerciano sul territorio e con i rappresentanti dei gestori delle pompe di distribuzione dei carburanti affinché si proceda a trovare accordi per giungere ad un abbassamento del prezzo di vendita del carburante”. Ecco… mancava giusto la foglia di fico.

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