La nostra unica possibilità di salvezza era raggiungere il confine della foresta e ritrovare la pista. Lì ci avrebbe atteso l’automobile con cui avremmo oltrepassato il confine con il Canada. Mark ed io avevamo portato a termine quella mattina il nostro ultimo colpo e sistemato il denaro al sicuro, in una banca estera.
Correvamo nel bosco a perdifiato, schivando gli ostacoli che incontravamo lungo il percorso. Ad un certo punto facemmo una sosta per riprendere fiato, cercando di rimanere nascosti sotto le ampie fronde della vegetazione circostante. Per pochi secondi potei sentire i tranquilli e sfuggenti rumori del sottobosco, rotti dal fiato del mio complice, visibilmente affannato.
Sopra di noi ronzavano minacciosi gli elicotteri della polizia e si potevano sentire le sirene dei fuori strada, in lontananza. La tensione del mio complice era nitida e concreta almeno quanto la mia. Tutta la polizia di Chicago era sulle nostre tracce da mesi. Soprattutto lei… C’eravamo conosciuti in un locale alla moda ed all’inizio della nostra storia nessuno dei due sapeva del lavoro dell’altro.
Fui io per primo a scoprire chi era veramente. Lei era uno dei più giovani promettenti commissari di polizia della città, una poliziotta che grazie alla sua passione per la legge ed il suo intuito infallibile aveva avuto una carriera fulminante ed ora ricopriva una posizione di rilievo nell’FBI americano. Non ci volle molto tempo prima che anche lei scoprisse la mia vera identità…per questo avevo deciso di sparire senza dirle nulla, ed era da più di due mesi che non la vedevo.
Ma in cuor mio sapevo che mi stava cercando, da quel giorno era sulle mie tracce. Forse per vendetta, o anche solo per dovere… Se Mark ed io ci fossimo fermati, sarebbe stata la sua fine, saremmo stati arrestati ed i giudici non avrebbero avuto nessuna pietà per noi. Continuammo la nostra folle corsa superando uno scivoloso ruscello e scostando frettolosamente gli arbusti che sbarravano la strada, noncuranti delle ferite e dei graffi sulle mani.
Ad un tratto, però, quando gli alberi iniziavano a diradarsi, Mark urlò: “La macchina finalmente! Siamo salvi!” Ma fu il suo ultimo momento di gioia: uno sparo agghiacciante in pieno petto e cadde con un tonfo sordo e il suo sorriso beffardo ancora sulle labbra. Da dietro la macchina apparve Lei, con la sua giacca di sempre e la pistola di servizio ancora in
mano, ancora fumante. A questo punto pensavo che mi avrebbe arrestato o addirittura ucciso; ero terrorizzato e non riuscii a dire una parola né a muovermi.
Passarono alcuni interminabili secondi di silenzio, poi lei mi fece salire in macchina. Non mi ammanettò, ma partì sgommando allontanandosi dalla foresta. “Dove mi stai portando?” chiesi confuso, il Commissariato è dalla parte opposta!” Lei non mi rispose e procedemmo a tutta velocità fino a superare la frontiera con il Canada. A quel punto lei si fermò e disse: ”In questi mesi ho capito che ciò che volevo non era la mia carriera, ma tu!” Sono dieci anni che non torno negli Stati Uniti. La mia vecchia vita me la sono lasciata alle spalle qui a Toronto la vita è tranquilla, i miei figli stanno bene, mia moglie ed io siamo felici. Tranne Lei, nessuno conoscerà mai la mia vera identità.
Erinaldi Stringhi Eldar