Mario Scaramuzza è l’architetto che sta sovrintendendo con la collega Vania Zucchetti, ai lavori, ormai prossimi alla conclusione, relativi alla conservazione della torre campanaria (XIII – XIV Secolo) della cattedrale cittadina, autentico simbolo del Made in Crema. Tutto terminerà non appena il leggendario campanone ritornerà dall’Austria (forse entro i primi giorni di settembre), dove si trova per il restauro.

Metaforicamente parlando a poche decine di metri dall’arrivo, con il dottor Scaramuzza Vedi fotografia in pagina di Mike Antonaccio, ndr), abbiamo scambiato in presa diretta, in cantiere, due parole.

Sì perché il disponibilissimo architetto, professionista capace, preparato e gentilissimo, durante la chiacchierata ci ha portato sul posto a verificare con mano la situazione. E da quelle parti, nell’alto dei cieli, si vede un panorama straordinario che arriva sino ai grattacieli milanesi del quartiere Porta Nuova e oltre. A proposito, con l’architetto ci ha accompagnato nella visita Cristiano Ghisetti, vale a dire il responsabile dell’impresa edile che ha lavorato a stretto contatto col professionista.

Quindi ormai ci siamo, a breve riconsegnerete il campanile alla città e alla sua Cattedrale…

Il cantiere edile di restauro è finito nei tempi previsti da almeno un mese, ma siamo in attesa del ritorno dalla Fonderia Grassmayr della campana maggiore in Re bemolle datata 1753 a firma Domenico Crespi. L’intervento al campanone inizialmente non era in programma, ma verificate le varie problematiche che lo minacciavano, la Curia e il Parroco hanno deciso di intervenire, sfruttando il ponteggio, per farla risuonare di nuovo.

Tempistica…

Diciamo ormai entro settembre. Il restauro è completato e sono già state spedite le relazioni di fine intervento alla Soprintendenza, in tal senso arrivano segnali incoraggianti.

Quando avete intrapreso le opere interventistiche, in che stato avevate trovato la torre campanaria cremasca per eccellenza?

Inquinamento, umidità, agenti atmosferici e lo scorrere inesorabile dei tempi avevano creato una situazione estremamente complessa e compromessa. L’opera architettonica era messa malissimo, pensate che alcuni fregi posti anche a più di 30 metri d’altezza, rischiavano di sgretolarsi e cadere a terra. Oltre all’irreparabile danno artistico, non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se qualcuno, malauguratamente, fosse passato sotto il campanile, mentre calcinacci e residui dei decori in terracotta fossero scesi dall’alto sul sagrato. Per fortuna siamo intervenuti immediatamente a transennare l’area interessata e successivamente a mettere in sicurezza, consolidare e conservare il monumento. Credeteci è stato un lavoro minuzioso e di specifica professionalità, tutto manuale, realizzato con l’utilizzo di malte adeguate, impiegate anche per iniezioni e inserimenti di tiranti in acciaio in punti particolarmente fessurati o in fase di netto distacco. Tutto questo, ovviamente in pieno accordo con la Soprintendenza ai monumenti di Brescia.

Sbaglio o pure portare a terra la campana non è stato un gioco da ragazzi?

Esatto, l’abbiamo estratta, previa messa in opera di apposite opere provvisionali, mettendo in sicurezza la struttura della torre. Comunque movimentare una campana del peso di 1380 kg, posta a oltre 40 metri dal suolo, si è rivelata un’impresa rischiosa e di altissima responsabilità. Ripeto, non erano previsti i lavori alla campana, ma una volta riscontrato il pessimo stato in cui si trovava da anni, la Curia ha deciso di intervenire e ci siamo adoperati subito per ottenere i nullaosta dalla Soprintendenza, necessari all’esportazione e al restauro. Posso aggiungere un particolare?

Prego.

Vorrei aggiungere che contemporaneamente ai lavori di conservazione della torre campanaria, abbiamo effettuato una rilevazione tridimensionale a nuvola di punti, con l’impiego di un sofisticato laser scanner, che ci ha permesso di ottenere dati dimensionali vettoriali di alta precisione, per fissare univocamente l’esatta geometria del campanile, che il mio studio sta elaborando per ricavarne disegni bidimensionali e tridimensionali esatti. Questo ci consentirà, in collaborazione con il Professor Giovanni Plizzari, dell’Università di Brescia, di avere un preciso quadro di vulnerabilità sismica.

Stefano Mauri

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