“Ehi, ferma”, mi giro al richiamo e un bestione di due metri mi schiena stile laccio californiano nel wrestling. Mi piazza due schiaffi ben assestati e abbassa la zip del giubbetto. Ho appena rinfilato la felpa, sono sudato marcio. Guarda il disegno di un cartone animato sulla mia felpa e pare sorpreso.
Di magliette nei tre cassetti dove ho pigiato i trofei da concerto ce ne sono una marea. Non presto molta attenzione a quello che indosso. Sono legato a tutte. L’unica fisima che ho è quella di non mettere una maglietta del gruppo che andrò a sentire quella sera. Mi sembra una roba un po’ massificante no? Ma ecco, quella sera dopo la doccia avrei dovuto guardare meglio dentro al cassetto che stavo frugando. Prendere che so… Una maglietta dei Cinderella, degli Wasp, di qualche gruppo tamarro americano anni ’80.
“Tu e tutti quelli come te siete dei coglioni”, “eh”, “sì, dei coglioni”. Dovrei dire la frase della vita, lo so, ribaltarlo, metterlo sotto. Ma mi arrivano altri due schiaffi ben assestati e il peso del bestione mi schiaccia ancora più. “Lo eravate negli anni ’80 e lo siete adesso. Bastardo”. Continuo a non capire, “sei venuto a prenderti un trofeo?”.
Quella sera pescai una maglietta di Moto Tellurico dei Receiver, il disco è uscito nell’anno di grazia 1993. Avevo 22 anni e mi stavano già smaronando, ero andato al Forum di Assago a vederli con mia sorella e Carlo. Ma la maglietta non l’ho presa in quell’occasione. No. L’ho presa lo scorso anno Carroponte, concerto di reunion per la band. Ho infilato la maglietta e sono uscito. La serata si prospettava divertente, una sana domenica sera di rock ignorante. Un bel concerto degli Antenna.
“Ma che cazzo di trofeo? Stronzo che dici”, iniziavo a riprendermi e la situazione di stallo era imbarazzante, dopo i primi quattro schiaffi il bestione si era limitato a rimanermi seduto sullo sterno. “Lo facevate negli anni ’80 di fotterci le magliette e le donne, lo fate ancora oggi”. Mi sembrava di essere piombato in un grottesco incubo a tinte calcistiche. “Gia hai avuto un bel coraggio a venire sotto il palco con una maglia dei Receiver. Ma la maglia a Trice non la dovevi fottere, no”.
Gli Antenna e i Receiver erano le due anime dell’ondata punk rock milanese, gente dura legata ai centri sociali e alle curve dello stadio. I primi sono diventati un fenomeno di massa, i secondi un fenomeno cult, tra loro una rivalità storica. Ma nella piccola Città Giocattolo ste cose erano sempre arrivate molto velate. Di certo me ne ero disinteressato in quegli anni, figuriamoci ora.
Il bestione alzò la felpa e sotto vide la mia maglietta sudata, mi infilò le mani nelle tasche dello smanicato ma non trovò nulla. Allora si afflosciò come un pallone aerostatico bucato. “Ehi, amico. Che cazzo ti succede. Sembrava che volevi menarmi di brutto e adesso piagnucoli”, avevo intuito che la situazione era finita su una strada surreale, ma meno pericolosa del previsto.
Intanto dalla porta del locale era uscita una figura che avvicinandosi prendeva forma. Capelli neri, spalle bianche scoperte, un body nero che lasciava intravedre una bella scollatura (si anche da terra e appena schiaffeggiato non perdo le sane abitudini) sventolava qualcosa che sembrava una maglietta. Lo era. Una maglietta degli Antenna. Quella che il bestione aveva creduto di trovare sotto la mia felpa, o nelle tasche del giubbotto. Un trofeo di guerra.
Invece l’avevo solo fatta cadere inavvertitamente dalle casse a bordo palco dove il bestione e Trice erano e dove anche io avevo visto il concerto. In effetti mi ero sentito guardato male da tutta la strana banda di fan degli Antenna, credevo di avere fatto colpo sulle loro donne. Un paio avevano anche delle tette notevoli. Mi avevano invece preso per un provocatore.
“I fan dei Receiver vengono ai concerti degli Antenna a Milano a provocarci”, i due gruppi coltivavano ancora la vecchia rivalità. Anche se nel passato avevano collaborato, era appena uscita una splendida versione in vinile di Budapest, una canzone degli Antenna, che i due gruppi avevano suonato assieme negli anni ’80 e una canzone nuova con i due leader delle band a cantare insieme.
Vista da fuori Milano era una guerra d’altri tempi. Da dentro meno. Ci ero finito in mezzo solamente perché quella sera avevo messo la maglietta sbagliata e perché Trice è una ragazza sbadata. E adesso guarda il bestione dall’alto con due occhi compassionevoli, “non è la prima volta che un fan dei Receiver mi maltratta. Ha avuto un sussulto quando ti ha visto e ha voluto difendermi, scusalo, scusaci. Certo che anche tu cazzo”, me lo aveva detto tutto di un fiato mentre ero ancora seduto a terra. Si iniziava a stare bene a terra. Allora si sedette anche Trice. Sui gradini della banca di via IV Novembre alle due di notte ci sono tre figure. Un bestione gentile e cavaliere, una dama sbadata e ma decisa e un coglione inconsapevole un po’ ammaccato con una birra in mano. La prima offerta per farsi perdonare.
Emanuele Mandelli
(per Massimo e Bea, perchè le persone curiose si conoscono sempre nel modo più strano)