Sì, qualche sorpresa, ecco sul palco dell’Ariston per il Festival di Sanremo, sottotraccia, in fondo c’è sempre.

Annalisa per esempio quest’anno ha sorpreso che col pezzo Il mondo prima di te, beh con la consueta bravura (e bellezza particolare) ha messo in campo personalità sensualdark, maturità e la consapevolezza di aver trovato finalmente se stessa e una sua dimensione.

Claudio Baglioni invece, pur troppo plastificato (e chi si camuffa un po’ bara, no?) ha fatto un discreto lavoro riportando al centro dell’Ariston la musica. Ma alcune canzoni scelte, mah non convincono. Era infatti veramente il caso di piazzare in gara i Pooh clonati (e raccomandati) Fogli, Facchinetti e Canzian? Elio e le storie tese anziché uno spento Arrivedorci non meritavano un addio acceso? E Nina fu Zilli? E il Barbarossa senza barba barboso che cerca il sale? E poi la storia che in tanti, troppi hanno cantato Baglioni alla lunga non ha giovato. Forse. Ah… la Rai al Claudio nazionalpopolare proporrà di tornare in Liguria tra un anno. Accetterà?

Le Vibrazioni? Francesco Sarcina è l’anima poprock sanremese e Così sbagliato in radio, insieme a Frida Mai, Mai, Mai passerà alla grande.

Tra le note liete, indubbiamente vanno menzionati Ron, Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, i Decibel sempre punk, Ermal Meta (ma è il figlio segreto del giornalista Cruciani?) con Moro e Renzo Rubino. Questi artisti, a modo loro e con modalità diverse sono riusciti ad emozionare, a comunicare qualcosa. E tutto questo è un bene. No?

Noemi? Non male il suo pezzo, non malaccio la tetta uscita di seno e senno.

Lo Stato Sociale mai banali con la trovata della ballerina (rubata a Uomini e Donne?) e con l’orecchiabile Una vita in vacanza rappresentano la Gabbanata (ogni riferimento a Gabbani non è casuale) sorprendente del Festival della Canzone Italiana 2018.

Per chiudere applausi agli autori, artisti questi sempre dietro le quinte, dietro al cantante, ma musicisti e parolieri del calibro di Davide Simonetta, Raina, e Chiaravalli (è un mago, ciò che sfiora si accende: chapeau!).

Stefano Mauri

 

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