Cesare (fu Claudio) Prandelli dunque non è più il commissario tecnico dell’Italia: fatale, per lui e il suo progetto, il disastroso Mondiale brasiliano con l’eliminazione immediata nella fase iniziale. Oneste per carità, ma demagogiche (certe dichiarazioni e prediche poteva risparmiarsele e si doveva arrivare a tanto) le sue dimissioni ufficializzate venti minuti dolo il Ko con l’Uruguay.

Orceano di nascita essendo appunto nativo di Orzinuovi, Prandelli è pure cremasco (ma anche fiorentino) d’adozione, chissà magari adesso che è un po’ più libero da impegni calcistici, a Crema lo vedremo spesso.

Il maestro calcistico dell’ex ct azzurro è il soncinese Luciano Zanchini, i due si sentono spessissimo, Zanchini (nuovo responsabile del settore giovanile dell’Albinoleffe dopo aver fatto bene, come consulente, al vivaio della Cremonese) tempo fa faceva addirittura parte dello staff tecnico del buon Cesare; recentissimamente, vale a dire dopo il Ko mondiale (tragicomico) al cospetto della nazionale costaricana, dal Brasile, direzione Soncino è partita una telefonata: probabilmente, al vecchio insegnante, l’allievo aveva già confidato l’intenzione di mollare la panchina azzurra.

Cosa farà adesso Cesare Prandelli? Semplice: aspetterà la chiamata di un grande club per valutare l’offerta, del resto, già nell’autunno scorso l’idolo del premier Matteo Renzi (i due si conoscono da quando il trainer bresciano allenava la Fiorentina, chissà magari ora diventerà consulente sportivo del presidente del consiglio, ndr) sognava la chiamata di un top club poiché il suo sogno segreto (lo sa soltanto quel “volpone” di Zanchini) è quello di allenare un giorno almeno uno squadrone, iniziando finalmente a vincere, della seguente rosa: Juventus (nel 2004 Luciano Moggi dopo averlo sedotto lo mollò sull’altare “sposando” Fabio Capello), Milan e Inter (e Beppe Severgnini, interista rock sarebbe felicissimo in tal caso).

Stefano Mauri

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