“Domenico Nanni è un uomo che sta facendo i conti con se stesso. A sessant’anni, si guarda indietro e quello che vede è l’immagine di chi non si è fatto scrupoli ad arraffare tutto ciò che poteva, senza nulla in cui credere se non successo, potere, denaro”.
E’ questa la trama essenziale, minimalincisiva del romanzo Lo stato di ebbrezza di Valerio Varesi, un viaggio spietato nell’Italia degli ultimi trent’anni, la metafora, attraverso la parabola del protagonista Nanni (teatrante che vende idee ammantandole d’oro, che si sporca le mani con la politica, l’industria, la finanza) del nostro Paese.
Perché noi italiani alla fine, ecco probabilmente abbiamo proprio bisogno del piazzista di turno, di un incantatore di serpente cui, periodicamente legarci, poiché nella nostra penisola dei più o meno famosi beh non si affermano il più bravo, il più meritevole o il migliore, ma prevalgono quelli più furbi. O no? Anche per questo l’ultima fatica letteraria del buon (scrittore che merita la massima attenzione) Valerio Varesi va letta, riletta, meditata, portata nelle scuole e analizzata.
Stefano Mauri