Luglio mese di storie, storie che per un mese l’anno conquistano la dignità delle notizie. Oggi volgiamo raccontarvi una storia di cui proprio oggi, 6 luglio del 2013,  cade il 69° anniversario. Quella di un testimone della fede, quella di una medaglia d’argento al Valore civile, quella di Luciano Chiodo un ragazzo morto a soli 16 anni per cercare di salvare la vita al piccolo Luciano Susani, il caldo pomeriggio del 6 luglio del 1944 lungo le rive del Serio.

Oggi un associazione culturale, che ha sede in via Civerchi, e la via che taglia in due il quartiere di Porta Nova ricordano l’atto di eroismo di Chiodo. Ma chi era davvero questo ragazzo cremasco?

Nato il 12 maggio del 1928 sin da adolescente senti dentro di se la fede fervere. Quando imparò a leggere una delle prime letti 24 novembre del 1928, pochi mesi dopo la nascita di Luciano. re che fece fu quella della storia di Aldo Marcozzi, u giovane milanese morto a 14 anni, un giovane eccezionale, fervente credente, che divenne da subito un mito per Chiodo. Luciano diceva sempre di volerne imitarne le virtù.

Appena può si iscrive agli aspiranti di Azione Cattolica e partecipa agli esercizi spirituali predicati da don Antonio Seghezzi, sacerdote di Bergamo oggi beato. Con don Seghezzi nasce una grande amicizia epistolare.

Un altro sacerdote, il cremasco don Giovanni Scalvini, definirà Chiodo come: “un adolescente che possiede una virtù eccezionale come appare dal suo comportamento e dalla gioia che ha in cuore”.

Ha poco più di 14 anni quando gli viene affidata una classe di catechismo. Uno dei suoi allievi sarà proprio Luciano Susani, un giovane che vincerà anche una gara di catechismo e verrà premiato da papa Pio XII. Durante gli anni della guerra Chiodo si impegna all’interno della San Vincenzo De Paoli del Duomo per stare vicino al poveri, arrivando ad impegnarsi in prima persona per pagare l’affitto di una vecchia sotto sfratto.

Visto che molti adulti sono in guerra Luciano diventa niente meno che Delegato Diocesano di Azione Cattolica, il più giovane a Crema di tutti i tempi. Sono anni di fatiche immani e di grandi soddisfazioni, il delegato regionale di Ac Giuseppe Filippini disse un giorno a Corinno, il padre di Luciano, “questo ragazzo è sulla via della santità”.

Il più grande cruccio di Luciano era proprio il padre Corinno, allontanatosi dalla chiesa era per Luciano un dolore da risolvere. Un dolore che si risolverà dopo la sua morte. Dopo i funerali di Luciano Corinno si presentò in chiesa, nella cattedrale del Duomo, e chiese all’allora parroco quale fosse il posto a sedere di suo figlio. Ricevuta risposta disse che da oggi quel posto sarebbe stato il suo, lo occupo ogni giorno finché non morì.

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