Quindi il ragionier Mario Macalli, patron della Lega Pro e grande sostenitore del progetto Pergolettese, proprio per la sua profonda, sincera passione per il team gialloblù cremasco è stato definito dalla giustizia sportiva per l’ormai famoso affaire Marchi e per aver bloccato, nella primavera 2012, la quota della Legge Melandri all’epoca destinata ad un Pergo in difficoltà economiche.

Noi lo diciamo da tempo e senza, con questo mancare di rispetto a nessuno, perché tutte le parti in causa: da Sergio Briganti a Cesare Fogliazza, passando per Macalli e per tutti quanti c’entrano con questa storia, fino a prova contraria meritano attenzione, rispetto, gratitudine, stima e fiducia.

Saranno infatti la magistratura, ordinaria e sportiva, non noi, a stabilire chi ha sbagliato e chi si è comportato bene. L’importante è fare in fretta perché intorno alla Pergolettese non si respira il bell’entusiasmo di una volta e i tifosi, la città e gli sportivi meritano di sapere come si sono svolti realmente i fatti, quegli atti che hanno portato appunto il Pizzighettone a trasferirsi a Crema per fare calcio.

Insieme comunque ai passi ufficiali degli organi inquirenti, per cercare sbrogliare la matessa, beh un bel confronto pubblico, sereno, costruttivo di tutte le parti in causa, compreso l’architetto Lord Max Aschedamini, cannibale vero e mai coinvolto nel nuovo (chissà perché?) progetto canarino, lui che potrebbe dare tanto alla causa, ecco sarebbe auspicabile. A proposito, a questo confronto aperto che bisognerebbe fare al più presto, bisognerebbe invitare pure il consigliere regionale Agostino Alloni e gli ex dirigenti Claudio Falconi e Gianlauro Bellani: loro con modalità e toni diversi hanno voglia di dare una mano al buon Cesare Fogliazza a rinsaldare il rapporto, ultimamente annacquato, tra il Pergo e la realtà cremasca.

Stefano Mauri

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