In questi anni di inizio secolo le genti dell’Africa a centinaia di migliaia abbandonano il continente, è un flusso migratorio costante, è una fuga dalle guerre (dichiarate soprattutto dall’occidente) dalla fame, dalla desertificazione; attraversano tra mille pericoli e soprusi il deserto ed il mare Mediterraneo diventato per molti l’ultima dimora. Arrivano nel nostro Paese e in un’Europa in buona parte ostile, che spende più danaro per i respingimenti e per costruire recinzioni di filo spinato, piuttosto che per accogliere ed integrare. L’Europa e gli Stati Uniti hanno un debito incalcolabile nei confronti dell’Africa, un debito che non è mai stato saldato.

Dal continente Africano sono stati deportati e ridotti in schiavitù uomini e donne destinati a lavorare nei campi e nelle miniere dei padroni bianchi. Per secoli le potenze coloniali, Italia compresa, hanno sottratto al continente vite umane, materie prime e minerali preziosi -una rapina che continua ancora ai giorni nostri – in aggiunta inviano loro tonnellate di rifiuti tossici. L’occidente ha soffocato ed impedito lo sviluppo autoctono delle attività agricole ed artigianali, creato artificiosamente nazioni e tracciato confini in sfregio alla storia e alle tradizioni delle etnie che da secoli stanziavano in quei territori.

La prima guerra mondiale è stata combattuta in Europa ma con l’obiettivo prioritario di determinare a chi spettasse la fetta più consistente dell’ignobile rapina. I 28 Stati aderenti all’Unione Europea spendono ogni anno circa 300 milioni di euro (l’Italia 44 milioni) per gli eserciti e gli armamenti, si spende molto di più per procurare la morte che per la vita. Se ognuna delle nazioni adenti alla U.E., se ognuno dei comuni e dei sindaci europei facesse la propria parte per l’accoglienza e per arginare l’indifferenza e la montante disumanizzazione della società, perderebbero ogni giustificazione le baggianate sull’Europa invasa e sotto assedio propagandata dai professionisti dell’odio che parlano alla pancia delle persone anziché alla loro testa ed al loro cuore.

L’esodo dall’Africa e dai paesi poveri non si fermerà: la fame genera disperazione ed ha una forza poderosa. Non è colpa dei migranti se la maggior parte delle nostre pensioni sono sotto la soglia di povertà, se l’assistenza sanitaria è insufficiente: sono i governi responsabili delle nostre tribolazioni perché finanziano banche e potentati economici anziché investire più risorse per allestire uno stato sociale decente. E se il lavoro manca è perché le aziende delocalizzano le produzioni alla ricerca del massimo profitto e inoltre nel nostro Paese non abbiamo mai avuto una programmazione industriale efficace.

 Certamente la questione dell’immigrazione va affrontata e risolta; penso che nessun essere umano abbandoni volentieri la propria terra, lasci a cuor leggero affetti familiari ed amici: per questo è necessario creare le condizioni perché ognuno possa condurre un’esistenza dignitosa nel proprio Paese. Insomma ci vorrebbe un “mondo nuovo” fatto di cooperazione tra i popoli, progresso globale e distribuzione della ricchezza, ma questa soluzione fa letteralmente a pugni con la storia e la cultura del capitale e delle potenze economiche e militari dell’occidente. Perciò ritengo sia compito delle persone di buona volontà condurre con determinazione iniziative sul piano etico e culturale per arginare e sconfiggere il razzismo e la barbarie che si stanno radicando nella nostra società.

Mario Lottaroli

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