CIRO PRESENTA LA PIZZA DELLA FELICITÀ
È una semplice Margherita, che festeggia 135 anni. La ricetta pensata per i momenti di gioia che dona la pizza. Lo chef napoletano Ciro di Maio: “La prepariamo quando dobbiamo festeggiare una nuova persona che impara l’arte bianca con noi o chi aiutiamo a tornare a casa dalla famiglia”
La pizza rende felici. La conferma scientifica è arrivata dalla biologa nutrizionista Jolanda Grillone dell’Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali dell’Università degli Studi di Salerno in un recente incontro pubblico: “In una Margherita c’è il triptofano, un amminoacido essenziale presente nella mozzarella e nell’impasto», ha spiegato nel suo studio presentato durante il Pitti Pizza & Friends che si è tenuto a Salerno presso la Stazione Marittima dal 27 agosto al 1 settembre. “Tale sostanza viene utilizzata dal corpo per produrre serotonina, “l’ormone della felicità”, un neurotrasmettitore che contribuisce al benessere e alla felicità”. SCHEDA DI APPROFONDIMENTO Ciro Di Maio nasce a Frattamaggiore, un comune del Napoletano, nel 1990. Mamma casalinga, papà dal passato burrascoso. Le sue prime esperienze nel lavoro sono a 14 anni, poi si iscrive all’Alberghiero, ma a 18 anni lascia gli studi e inizia a lavorare. Nel 2015, la svolta: trova un lavoro da pizzaiolo per una grossa catena in Lombardia, poi riesce a rilevare quella pizzeria assieme a sei soci, infine diventa titolare unico. È così che è iniziata l’avventura “San Ciro”, il suo locale a Brescia (vicino al multisala Oz, in via Sorbanella) che oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina. Un locale amato perché rappresenta la tradizione napoletana, a partire dagli ingredienti: olio dop, mozzarella di bufala campana dop, pomodorino del Piennolo, ricotta di bufala omogeneizzata e porchetta di Ariccia Igp. Fondamentale è la pasta: ogni giorno viene scelto il livello esatto di idratazione, in base all’umidità di giornata. In menù ha la pizza verace, ma anche il battilocchio, la pizza fatta da un impasto fritto nell’olio bollente e subito servito avvolto in carta paglia. Le pizze sono tutte diverse, sono fatte artigianalmente. Ciro lo ripete spesso. “Mi piace tirare le orecchie alle pizze, ognuna ha il suo carattere e deve mostrarlo, odio le pizze perfettamente rotonde e se c’è più pomodoro da una parte rispetto ad un’altra è perché usiamo pomodori veri”. Molti i vip che lo amano, le pareti del suo ristorante sono piene di fotografie. Tra le altre anche Eva Henger, che è stata a cucinare pizze una sera da lui. Senza dimenticare i giocatori del Brescia Calcio e del Germani Brescia, che quando possono, anche dopo le partite, lo passano a salutare. Ciro ama le iniziative benefiche. Oltre al lavoro in carcere per formare i detenuti a diventar pizzaioli, Ciro si è dedicato anche alla formazione nel Rione Sanità di Napoli, un quartiere che gli ricorda la strada in cui è cresciuto, via Rossini a Frattamaggiore. L’istituto che ha accolto il suo progetto è stato l’Istituto alberghiero D’Este Caracciolo, ha portato a termine delle lezioni online a dei ragazzi che seguono l’indirizzo enogastronomico e l’indirizzo sala e accoglienza. |
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