L’assemblea diocesana del 19 e 26 settembre 2014 ha concentrato la sua attenzione, coinvolgendo le diverse espressioni della vita ecclesiale, su un problema vitale per la nostra comunità: quello della iniziazione cristiana, tema dibattuto innanzitutto nelle parrocchie e nelle altre espressioni ecclesiali lo scorso anno pastorale.

Abbiamo voluto porci esplicitamente alcune domande che oggi ci sembrano ineludibili e non possono più essere rimandate. Le riporto all’attenzione di tutti, almeno quelle più importanti: come aiutare la nostra Chiesa a trovare le vie più opportune per iniziare alla fede? Come possiamo aiutare oggi i battezzati a diventare cristiani adulti, o aiutare a “ricominciare” quanti hanno abbandonato la Chiesa? Come sostenere i fanciulli, gli adolescenti e i giovani nella iniziazione alla fede cristiana? Come formare i laici ad acquistare un ruolo sempre più rilevante nel campo dell’evangelizzazione, in piena sintonia con i pastori del popolo di Dio?

Sono domande che rimandano immediatamente ad altri interrogativi, dei quali dobbiamo prendere coscienza: le nostre Comunità oggi sono attraenti, visto che “cristiani non si diventa per proselitismo, ma solo per attrazione?” Sono ancora in grado le nostre parrocchie, le nostre associazioni e i nostri movimenti, di sorprendere per la qualità di vita che essi propongono ai discepoli di Gesù oggi? Sapremo accogliere nelle nostre comunità nuovi adulti, provenienti da altre culture o dal mondo dell’indifferenza e accompagnarli al Battesimo?

Il confronto che è derivato dall’Assemblea ecclesiale sarà oggetto di ulteriore riflessione, al fine di proporre un cammino comune per la iniziazione cristiana, normativo per l’intera nostra Chiesa, frutto non solo di una proposizione dottrinale, ma espressione di una appassionata maturazione comune. Con l’Assemblea ecclesiale non si sono nascoste le difficoltà, ma sono emersi pure promettenti percorsi, che documentano la vitalità e la freschezza di una Chiesa attenta alla voce dello Spirito e insieme capace di interpretare la situazione spirituale degli uomini di oggi.

In attesa di questo testo, vorrei impegnare, nell’anno pastorale 2014– 2015, la nostra Comunità diocesana a considerare la proposta pastorale di papa Francesco: questo Pontefice, con la sua persona, la sua carica di umanità, il suo entusiasmante messaggio, fatto di parole e gesti insieme, si pone come un segno di fiducia e di speranza che il Signore concede alla Chiesa del nostro tempo e al mondo di oggi.

Propongo quindi, alle parrocchie, ai preti e alle persone consacrate, ai consigli pastorali, ai catechisti e agli educatori, alle famiglie, ai giovani, ai seminaristi, ai membri delle aggregazioni laicali, di dedicare spazi significativi per riflettere e approfondire l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, che è il programma di pontificato di papa Francesco, come egli stesso afferma: «ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti» (EG, 25).

A partire dalle novità rilevanti di questo testo e dai gesti profetici che papa Francesco sta compiendo, vogliamo chiederci quali conseguenze positive derivano per la nostra Chiesa di Crema, come possiamo assumere in profondità il suo programma pastorale, a quale impegno di vita ci rinvia, che cosa deve cambiare nel nostro modo di essere cristiani, a quale conversione ci richiama, innanzitutto personalmente, ma poi anche dentro i programmi e gli stili della nostra Chiesa.

Le riflessioni che seguono non sostituiscono la lettura del testo, e nemmeno presentano tutti gli argomenti in esso trattati, ma semplicemente vogliono essere una traccia per attualizzare alcune parti del messaggio del Papa dentro la nostra esperienza ecclesiale, così che tutti si sentano impegnati a un “coraggioso salto di qualità”, che è il modo più corretto per esprimere la nostra fiducia verso papa Francesco, il Pontefice che la Provvidenza ci ha inviato, superando ogni nostra attesa.

Provocati a maggiore coraggio, riscopriamo nella Evangelii Gaudium una occasione privilegiata per ripensare il nostro modello pastorale e per convertirci a nuove strade missionarie, come Egli stesso si esprime: «Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle nostre comunità» (EG, 33).

La condivisione e il discernimento evangelico favoriranno la nostra ricerca per essere fedeli alle attese del Papa che oggi il Signore ci dona e raggiungere quelle «periferie esistenziali che hanno bisogno della luce del Vangelo» e così aiutarci a constatare l’azione dello Spirito Santo, che vuol fare di tutti noi, come singoli e come comunità, una Chiesa “in uscita”.

vescovo Oscar Cantoni

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