Organizzare una manifestazione puntando, sin dal nome, su un genere musicale che non è certo quello che si ascolta in radio e su una proposta food particolare e minimal era molto più di una scommessa. Poteva essere vista come una mezza follia. Tanto più che pure il luogo era desueto. O meglio antico.
Lo scorso sabato 24 giugno presso il parchetto del Nosocomio di viale Santa Maria, che già così uno si chiede ma dove è? È quello dove mettono le carrozzine del luna park da quando non c’è più la buca. Ci siamo capiti? Dicevo sabato scorso presso questo parchetto si è tenuta la prima edizione di Punk & Salam. Prima edizione perché visto come è andata dovrà esserci una seconda edizione: per forza. Magari anche con qualche nome band nazionale.
Ma va bene anche così. Sul palchetto che come tutto il resto della festa non aveva grandi fronzoli, sono salite le band che fanno punk nella nostra zona. Dagli immarcescibili Spleen Flipper che hanno chiuso alle Paperelle del Cazzo, band di quattordicenni. Si avete letto bene.
Allora. Siccome questo pezzo racconterà la manifestazione di cuore e in prima persona se volete i nomi di tutti quelli che vi hanno partecipato, band, standisti, collaboratori, cliccate QUI che c’è il sentito post di Alessandra Andreoli, come sempre precisa a ricordarsi tutto e tutti. Io ormai ho una certa età e non ho neppure più voglia di fare quei bei pezzi precisi tutti nomi e dati.
Io mi sono divertito e quello vi voglio dire. Sono passato nel pomeriggio un oretta in bicicletta, per l’occasione sentendo musica utilizzando un vecchio walkman perché lo spirito della giornata mi riportava a quegli anni li. Stavano montando e provando. Qualcuno preparava un enorme mastello di insalata di riso, unica concessione al cibo oltre al salame, rigorosamente nostrano e di qualità, che assieme al punk dava il titolo alla manifestazione.
C’era il mio amico fratello Andrea Spinelli che faceva il giovane provando con le Paperelle e scippando il basso al titolare dello strumento per una versione molto punk di Boys don’t cry dei Cure (scusatemi ma la parola punk da qua alle fine sarà ripetuta altre 234 volte).
Ho intuito da subito che nel parchetto e in quella manifestazione si stava bene. E credo che sia la cosa che tutti ricorderanno di questa giornata. Lo si vede e capisce bene dalle belle foto di Lucia Cirillo che corredano questo pezzo, e anche dal video di Andrea che potete vedere. Questo per fare capire che non conta tanto avere mille cose super fighe e moderne. Ma contano spirito e cuore.
Infatti la serata è stata bellissima e punk, appunto. Con la musica che è partita tipo alle 20, erano 5 le band che dovevano suonare, e si è protratta fino al limite della mezzanotte, limite massimo concesso. Ah diciamo subito che nessuno si è lamentato per il rumore, nessuno ha fatto casino dentro e fuori il parco e il giorno dopo era tutto lindo e pulito. Al massimo c’era un po’ di erba ubriaca per la birra gettata a terra quando sic ambiano i fusti.
Ah pure io mi sono messo alle spine a dare una mano, rinverdendo uno dei mille lavori che ho fatto in gioventù, finendo per puzzare di birra senza averne bevuto un goccio ma molto molto divertito a vedere lo spettacolo di arte varia dei presenti (per citare Paolo Conte). Tutta gente tranquilla che che in certi momenti della serata si è fatta anche venti minuti di coda per una birra.
Ma chi se ne frega, tanto da parte si suonava forte e c’era un sacco di bella gente con cui chiacchierare. Io ho visto un sacco di amici che non vedevo da un po’. il Plitz mi fa sempre molto ridere e mi mette di buon umore e sono contento che stia bene e sia contento pure lui.
Ah che cazzo questi punk dal cuore d’oro e così teneri. Neppure l’Umbe ha fatto casino. Ovviamente c’era. Si è fatto qualche birra e ha ballato scoordinato e perfetto come sa fare lui. Neppure i vigili o la polizia hanno detto qualcosa. Come deve essere a ogni manifestazione sono passati a controllare. Un giro e via. Neppure i volontari della croce rossa hanno fatto cose. Sono stati li a guardare che si pogava un po’ senza farsi troppo male.
Insomma CremaLiveHeart e gli amici Andrea e Alessandra sanno come fare per fare le cose bene e io sono davvero felice di esserci e dare una mano. Ma più che altro divertirmi molto e stare bene. Perché alla fine questo conta.
emanuele mandelli