“Asciugati gli occhi, che senza lacrime non c’è dolore. Aggrapparti a me con tutte le forze e non lasciarmi mai andare”. L’avevano ascoltata tutti con un brivido di emozione, tutti i 2 mila che la notte di Natale del 1954 erano accorsi al City Auditorium di Huston per il concerto natalizio John Marshall Alexander, o meglio: Johnny Ace.
Il rhythm and blues negli anni ’50 era una religione e Never Let Me Go era stata una delle canzoni che le radio americane avevano martellato in quegli anni ’50 spensierati e post bellici. Finita la prima parte dello show i musicisti si erano ritirati nei camerini, mentre in sala si brindava al Natale e al nuovo anno.
Era un crooner, era rock. Era avanti Johnny. Pensare che aveva iniziato come pianista nella band di BB King. C’era Willie Mae “Big Mama” Thornton, nata in Alabama nel 1929, voce forte e potente, corporatura possente. Il suo strillo lo sentirono fino in platea. Forte e stridulo. “Johnny si è sparato… Johnny si è sparato”.
Non si capì mai dei tutto cosa successe. Qualcuno disse che il cantante si mise a giocare alla roulette russa con una calibro 22. Qualcuno disse che era una calibro 32 appena comprata. La leggenda vuole che che il cantante chiese e ottenne un proiettile da qualcuno presente. Per metterlo nella pistole e iniziare il macabro gioco.
Qualcuno disse che Johnny era ubriaco e prima puntò la pistola alla tempia alla fidanzata Olivia Gibbs dicendo: “è Natale non succederà nulla”, e premendo il grilletto… a vuoto. E poi… una rullata del cilindro. La pistola alla sua tempia e… boom. A 25 anni ci si crede immortali.
Il giorno dopo la cosa era sulla prima pagina dello Houston Post. Il 9 gennaio al suo funerale nella chiesa di Clayborn a Memphis c’erano 5000 persone. Il 12 febbraio il 45 giri postumo Pledging My Love era al primo posto delle classifiche americane.
Emanuele Mandelli