Poca gente, cronisti ligi al dovere, politici in spolvero, sindacalisti presenti per contratto e poche altre facce alle celebrazioni del 1 maggio cremasche. Il sindaco Stefania Bonaldi, cupa più che mai, più scura del cielo grigio che prometteva pioggia che non è arrivata; in rappresentanza della provincia Gianluca Savoldi, che ha aperto con “non c’è nulla da festeggiare”, detto a ragione.
Mino Grossi della Uil che ha letto un lungo intervento che hanno ascoltato pochi dei pochi presenti. Le bandiere al vento, almeno c’era un filo d’aria e i vessilli sventolavano. Ogni anno la Festa del Lavoro a Crema è sempre meno festa e sempre più trita celebrazione stanca, lo ha sottolineato anche la Bonaldi, copio e incollo dal suo intervento pubblicato anche su Facebook: “Le celebrazioni che si ripetono rischiano di scadere nella ritualità, di perdere le ragioni profonde per le quali furono pensate. Il Primo Maggio potrebbe incorrere in questo destino, ma se un giorno dovesse accadere sarebbe un giorno nerissimo, non solo per i lavoratori”.
Secondo noi è già accaduto da un bel po’ visto che non c’era una tuta blu (ma esistono ancora) in piazza. Con tutte le aziende in crisi sul territorio qualche bella delegazione no? Invece c’erano i politici, che poi sono andati a farsi i selfie all’inaugurazione della ruota panoramica. Almeno la Bonaldi in piazza Garibaldi poi non si è vista. Si è dileguata in altri impegni. Si lo sappiamo, lo abbiamo detto e scritto migliaia di volte, che può fare un amministrazione per la crisi internazionale del mondo del lavoro? Ci penserà il jobs act renziano a rimetterci in pista (sia chiaro se non si è capito che è una affermazione ironica).
Emanuele Mandelli