Massimiliano Allegri, toscano scapigliato appartiene alla cosiddetta scuola degli allenatori “Malinconici”, scuola tattica dedita al bel calcio ma senza eccessiva allegria e senza alcun ossesso. Antonio Conte invece, bravo, anzi, bravissimo pure lui, senza dubbio rappresenta la scuola ossessiva del football monotematico, cupo, schematico e totalizzante (e per questo snervante).
Ebbene, convinto di aver ottenuto il massimo dalla sua Juventus, in totale disaccordo (non badate alle apparenze) col general manager Marotta (avrebbe voluto interloquire con l’ex collega Nedved anziché con l’ex Direttore della Samp il fumantino Conte, ndr), nel luglio scorso, improvvisamente (ma non troppo che Allegri era stato messo in preavviso da tempo) Antonio mollò la tanto desiderata panchina bianconera, dopo essere stato costretto da Andrea Agnelli a ignorare quella del Milan (ma questo scenario potrebbe ripresentarsi a giugno, con Zaccheroni che andrebbe a fare il Ct), sbattendo la porta.
L’attuale Ct della nazionale (fino a quando visto che ha una nostalgia canaglia del lavoro quotidiano in un club?) nei giorni scorsi ha inviato i complimenti istituzionali alla sua amata (e se prima o poi tornasse?) Vecchia Signora per aver conquistato la finalissima di Champions col Barcellona, ma sotto, sotto, in cuor suo rosicando, soltanto lui sa quanto vorrebbe essere al posto di Max Allegri. Ergo al capellone (potenza della tecnologia, nella fattispecie rosico io) Conte va lo specialissimo SussurPremio Rododendro Maggio 2015, con l’invito a … “presentarsi” più leggero (tatticamente e socialmente) poiché altrimenti, nonostante la classe cristallina (perché è bravo e preparato: la Juve per intenderci l’ha resuscitata lui) rischia di rimanere se non per sempre, comunque a lungo, schiavo della sua istintiva cupezza.
Stefano Mauri