Un gruppo industriale ha 20 filiali territoriali. Ogni anno si ritrova con una filiale di nome Lombardia che genera 54 Miliardi di euro di utile. Il gruppo industriale se ne compiace, si complimenta con i dipendenti della filiale, si prende l’utile e lo redistribuisce nelle filiali che, al contrario, vanno in perdita. Un giorno il gruppo industriale decide di cambiare e cosa fa? Mette mano alle filiali che vanno male? No, semplicemente toglie parte della produzione dalla filiale Lombardia e altre filiali che generano utile e le riporta alla sede centrale. E per le filiali in perdita? Niente, in alcune di queste non si vuole togliere la produzione in quanto ci sono accordi SPECIALI che non si vogliono toccare.
Può sembrare il quadro di un fallimento industriale ma è esattamente quello che si vorrebbe far succedere con la riforma costituzionale. Le filiali territoriali si chiamano REGIONI, il gruppo industriale si chiama STATO ITALIANO e le filiali con accordi speciali si chiamano REGIONI A STATUTO SPECIALE.
La riforma costituzionale che andremo a votare domenica prevede nel suo testo un riordino pesante delle competenze tra stato e regioni.
Un passo indietro al 2001, nella riforma costituzionale passata 15 anni fa veniva introdotta una legislazione concorrente ovvero una gestione di alcune competenze sia da parte dello stato sia da parte delle regioni. Lo stato avrebbe dovuto, secondo l’idea della riforma, delimitare un perimetro dentro il quale le regioni dovevano poi gestire la materia, calibrandola sulle necessità e diversità di ogni singola realtà regionale. Nel corso di questi 15 anni la legislazione concorrente ha sollevato molti ricorsi (per la maggior parte da parte dello stato) in corte costituzionale, contenziosi risolti con oltre 1000 sentenze (per la maggior parte vinte dagli enti territoriali).
La riforma costituzionale cosa intende fare quindi? Riporterà gran parte della legislazione concorrente (oltre a funzioni di esclusiva competenza regionale) in capo allo stato, ridefinirà nuove materie di concorrenza tra stato e regioni (con la forma “disposizioni generali e comuni”) e molte delle questioni risolte in questi anni verranno risollevate.
Verrà introdotta inoltre la clausola di supremazia statale ovvero la possibilità dello stato di riprendersi alcune funzioni in capo alle regioni se le riterrà necessarie per la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero dell’interesse nazionale. Questa ultima formulazione non pone limiti alla possibilità dello stato di riprendersi funzioni e di poter incidere sui territori SENZA IL CONSENSO DEI TERRITORI STESSI!
Ritornando al nostro gruppo industriale citato in apertura…. Fortunatamente la filiale Lombardia ha la possibilità di fermare questo piano industriale che rovinerebbe il lavoro e il benessere dei suoi lavoratori. Domenica ci consegneranno una scheda elettorale, solo barrando il NO potremo cassare questo piano industriale fallimentare e iniziare un lavoro importante per cercare di trattenerci in nostro utile e ridistribuirlo tra coloro che lo hanno generato…. Ricordando che sono oltre 5000 euro ogni anno per ogni cittadino lombardo…. O meglio, continuando la similitudine, per ogni lavoratore della filiale!
Daniel Bressan