Questo pezzo è stato pensato, rimandato, rimuginato, abbozzato e abbandonato decine di volte. Ho pensato di scriverlo in modo ironico, in modo cronachistico, in stile inchiesta, in stile racconto. Ogni volta ho lasciato stare. In troppi quando capitava di dire: sto pensando di raccontare la storia di Rockakrema, mi hanno detto chiaro e tondo di lasciare stare. Qualcuno che ne ha letto la bozza mi ha detto: bisognerebbe andare a prendere tutte le delibere e gli articoli di giornale, intervistare chi l’ha vissuto. Non volevo fare una inchiesta ma raccontare la storia da protagonista, quale sono stato. Ma alla fine ho ceduto nel recupero di una manciata di articoli dall’archivio de La Provincia (cliccando sulle date in azzurro vedrete le pagine integrali), tanto per supportare i ricordi.
Ma perché tutto questo timore su questa storia?
Perché la vicenda dell’agenzia prima provinciale e poi comunale, idea incubata alla fine degli anni ’90 ed ufficializzata il 7 marzo del 2002, ha agitato parecchio le coscienze in città e ancora oggi fa discutere. Ci sono ancora troppe persone scottate, ci sono ancora troppe porte aperte, troppe ferite che bruciano. Mi è tornata la voglia di scriverlo qualche mese fa quando è partito il dibattito sul declino della Città Giocattolo, che poi si è spostato sul declino delle realtà giovanili, che poi per l’ennesima volta è sfumato in un nulla. Quasi in contemporanea ho ritrovato in un cassetto una maglietta di Rockakrema. Quasi un segnale no?
Già Rockakrema. La prima volta che ho sentito parlare di un progetto unitario e legato alla musica in provincia sarà stato il 1998. Il nome di certo non c’era. Si trattava di qualcosa tipo: gli stati generali del rock cremasco. Mi aveva contattato Sabrina Grilli, adesso giornalista dell’emittente televisiva Cremona1, ed in precedenza addetta stampa del sindaco Stefania Bonaldi. Ma perché erano arrivati a me? A quei tempi stavo iniziando la mia avventura di apprendista giornalista sulle colonne dei media cartacei locali. La stampa web era al di la dal venire. Ero finito non si sa come a collaborare con Mondo Padano, il settimanale culturale inserto de La Provincia del sabato, che poco ha a che vedere con la testata odierna, a parte il nome. Come ero finito a scrivere di 24 ore di nuoto o di teatro per il settimanale diretto allora dallo scomparso Floriano Soldi?
Semplice. Da qualche anno, diciamo dalla metà degli anni ’90, producevo e distribuivo in città una serie di fanzine, quelle vere, quelle fatte di carta e fotocopie, non quelle di adesso che vivono nel web. La prima incarnazione si chiamava Help e faceva il verso alle riviste musicali serie: recensioni, racconti di concerti, news… Ma l’approccio localistico stava per prendermi.
La seconda incarnazione delle mie fanzine si chiamava Casello 21. Aveva ampi spazi dedicati alla cronaca locale. Soprattutto, come ovvio, a quella musicale. Da uno spunto di Casello 21, una sorta di storia della musica locale del decennio con tanto di foto, interviste e ricerche, era partito uno spunto per uno specialone di tre pagine uscito nel numero natalizio del 1997 di Mondo Padano. Un reportage così lungo e articolato dedicato alla musica locale sui giornali “seri” non se lo ricordava nessuno da decenni. Forse bisognava risalire ai ruggenti anni di testate quali Kontatto o Ipotesi 80, ma questa è un’altra storia. Quanto sta che da un giorno all’altro mi sono guadagnato sul campo i galloni di esperto di musica locale.
Questo antefatto serve a far capire perché verso l’inizio del 1998 mi arriva una telefonata dalla suddetta Sabrina Grilli che mi convoca in comune per questa riunione che sarebbe servita per dare il via al censimento delle realtà musicali cremasche in vista dell’avvio di un progetto legato alla valorizzazione del rock locale. Qui conosco Gregorio Sangiovanni. Personalmente non lo avevo mai visto prima. Me lo presentano come uno che da anni si muove nell’ambito della cultura locale: festival, cooperative di musicisti (quanto sarebbe bello raccontare la storia di Sovraunacqua), manifestazioni. Mi domando dove ho vissuto i primi 27 anni della mia vita per non avere mai incocciato in questa figura. E si che frequentavo parecchio la musica locale. Avevo provato anche a fare il musicista, nella seconda metà degli anni ’80 avevo avuto una band, poi avevo seguito tutto l’evolversi della musica locale attraverso le grandi e le piccole manifestazioni. Si insomma dal Marterock ai concerti negli oratori non mi ero perso una iniziativa. Avevo già anche tentato la via della fanzine, ancora più ruggente di Help e Casello21. Si chiamava MetalAnti ed era fatta di fatto con una macchina da scrivere Olivetti linea 98. Ricordo di avere intervistato i Nevrotic Sisma dopo il loro concerto al Marterock. Credo di conservare ancora la cassettina con la voce di Marino Bocelli che si atteggia a grande star. Ma non divaghiamo.
Mi colpisce di questo Sangiovanni il fatto che ami usare perifrasi roboanti. Per esempio il rock lo chiama musica extracolta. Riunisce tutti questi personaggi, qualche musicista, la già citata Grilli, che poi sarà anche la prima addetta stampa di Rockakrema prima dell’avvento di un altro personaggio, di cui parleremo più avanti, qualche giornalista. Non ricordo chi altro fosse presente. Ricordo l’aria della riunione: seria, dannatamente seria. Insomma sembra che la provincia di Cremona, era da un paio di anni partita la prima amministrazione guidata da Giancarlo Corada, abbia a disposizione dei soldi da mettere sul piatto della musica cremasca. L’assessore alla cultura di quella amministrazione è un grande scomparso della storia politica cremasca recente: Marco Dossena. Si ecco credo che ci fosse anche lui a quella riunione.
I giornali locali, si sa, quando si parla di numeri e nomi vanno a nozze con schemi e schemini. Viene fuori che a Crema e cremasco ci sono almeno una cinquantina di band e 500 giovani che suonano. Una serie di band conosciute e meno conosciute che stanno cercando di racimolare spazio in città, ma anche nei paesi. Si comincia così a parlare di questo censimento delle band e a dare spazio alla musica locale underground. Io a quella riunione avevo messo a disposizione tutti i dati che avevo raccolto per il mio speciale natalizio. Mi sembrava che stesse per partire una bella cosa. Mi sentivo al centro di una cosa seria.
Arriviamo al 18 maggio 2001. Il titolo a tutta pagina dell’apertura della sezione di Crema del quotidiano La Provincia strilla: Esplode il Rock’akrema. E’ la data di nascita ufficiale del nome che per alcuni anni sarà al centro delle cronache culturale locali. L’articolo è firmato da Silvia Tozzi. Inizia così:
Ieri l’assessore provinciale alla cultura e alle politiche giovanili Marco Dossena, coadiuvato da Gregorio Sangiovanni ha presentato Rock’akrema, l’iniziativa musicale che allieterà i fine settimana cremaschi dal 24 maggio al 21 luglio. Rock’akrema è un’ambiziosa iniziativa cui Dossena e Sangiovanni stanno lavorando da tempo. Dopo aver censito tutti i gruppi cremaschi, una settantina per circa 250 componenti, gli organizzatori hanno coinvolto le amministrazioni di nove comuni”.
Sono interessanti le parole di Sangiovanni:
La mia prima stima sui gruppi cremaschi risale a tre anni fa, quando ne ho catalogati una cinquantina… Parlando con loro emerge un amore straordinario per la musica e un grande dispiacere verso le ristrette disponibilità di spazi e locali in cui suonare. Per questo vogliamo aiutare i ragazzi ad aprirsi una strada, e già locali come il Paparazzi o il Buddha Café si sono detti interessati all’iniziativa… Magari in settembre, quando ci ritroveremo per il bilancio della kermesse, decideremo di incidere un CD, oppure il prossimo anno potremmo invitare qualche grande nome della musica italiana”.
Nelle sue frasi il ricordo di quel pomeriggio a cui anche io avevo partecipato e poi parole in cui già si legge ciò che ucciderà l’iniziativa. La grandeur. Ma per intanto si tratta “solo” di una lunga rassegna estiva. Il pezzo seguente che voglio citare è datato 7 marzo 2002. E’ un taglio basso della prima di Cultura de La Provincia ed è firmato da Andrea Galvani, attuale direttore di Cremaonline. Il pezzo si apre così:
Nel corso della conferenza stampa insolitamente ospitata ieri sera al McGuinness pub di via Giardino è stato ufficialmente presentato l’Ufficio di promozione Rock’akrema istituito dall’Amministrazione Provinciale. L’assessore provinciale alla cultura Marco Dossena ha ribadito “la positiva esperienza della rassegna estiva Rock’akrema, che la scorsa estate ha avuto 18 serate in 9 comuni del territorio cremasco”. Gregorio Sangiovanni, responsabile dell’Ufficio insieme a Enzo Rocco, ha illustrato l’iniziativa spiegando che l’obiettivo primario “è di procurare occasioni e visibilità ai musicisti”.
Ancora una volta le parole di Sangiovanni sono illuminanti:
“Il nostro sogno è di realizzare una comunità, un luogo nel quale scambiare informazioni sulla musica. Abbiamo notato, durante la rassegna dell’estate scorsa, che i musicisti cremaschi non si conoscevano. Dopo le diciotto serate in nove comuni del cremasco il loro ‘giro’ era molto aumentato. Partendo dalla loro voglia di musica abbiamo deciso di studiare un progetto che permettesse loro di promuoversi e di avere le conoscenze necessarie per raccogliere le molteplici iniziative del settore”.
Dunque ricapitoliamo la situazione in provincia e in città. In questi due stralci viene citato Marco Dossena, assessore alla cultura della amministrazione di Giancarlo Corada. Dopo di lui arriverà Paola Orini, altro stampo altri obiettivi, a seguire la casalese Denise Spingardi, e Crema perderà tutta la sua centralità. A Crema invece nel 1997 diviene sindaco Claudio Ceravolo e nascono le consulte, tra cui la Consulta dei Giovani. I dieci anni Ceravolo vanno dal 1997 al 2007. Durante la sua amministrazione assistiamo al passaggio del progetto Rockakrema dalla provincia al comune.
Non ricordo di preciso quando è stato aperto l’ufficio a Villa San Giuseppe, credo che ci sia ancora la targa affissa all’esterno, quello che tolse lo spazio al vigile di quartiere scatenando una sequela di polemiche. Con il passaggio di Rockakrema dalla provincia al comune cambiano anche alcuni volti. Arriva come addetto stampa Marco Viviani, mi ricordo la sua telefonata per presentarsi come addetto stampa di Rockakrema, quel tocco di saccenteria che lo contraddistingue, tante parole. Ricordo che gli prestai diversi dischi locali per la sua conoscenza dell’ambiente e non tornarono mai più a casa.
Ma Viviani si stanca presto di fare il rockettaro e si defila. Non prima di avere partecipato a qualche infinita discussione su blog e forum che all’epoca impazzavano. Devo avere conservato ancora da qualche parte gli scambi di battute con altri personaggi marginali di questa storia. Sarebbe bello ritirare fuori anche questi.
Arriva anche Viviana Zana, colei a cui passerà la creatura quando dopo il fallimento colossale della terza festa della birra, quella dello spiaggione di Gombito in collaborazione con il Ritmia di Gloria Capitano, altra scottata dalla vicenda, Gregorio Sangiovanni leverà le tende. Colei che poterà Rockakrema agli ultimi tentativi di sopravvenire, collaborando ad esempio con Giovanna Barra che nella seconda amministrazione Ceravolo prenderà il timone delle Politiche Giovanili cercando di fare rete (nel frattempo erano nate associazioni giovanili come Laboratorio Tazebau, la Consulta si era evoluta). Tentativi che portano a momentanee resurrezioni della creatura che come uno zombi si ripresenta sui giornali con iniziative sempre più lontane dal suo spirito originario.
Ma sto saltando avanti e indietro con gli anni mica poco. Fino ad ora ho messo dentro un sacco di nomi senza dire realmente cosa Rockakrema ha cercato di fare. Ma alla fine ha fatto qualcosa? Si perché alla fine non è che siano state fatte poi così tante cose.
Tutto quello che si è cercato di fare è quello che abbiamo riportato nelle parole di Gregorio Sangiovanni dei due articoli citati: collaborare con le realtà commerciali e sostituirsi ai ragazzi nel fare promozione. Insomma trasformare il rock giovanile in un business da tecnici. Si è cercato per anni di spacciare i concerti per concorsi, per evitare grane con l’Enpals. Nessuno dei gruppi ha mai percepito un tollino bucato dalle esibizioni. Molti si sono sciolti a seguito delle scottature, anche reali… suonare alle 18 sotto il sole cocente per poter dire ho fatto d spalla ai Negrita non è stata per nessuno una bella esperienza. Presenti zero, attenzione meno… Mamma mia.
Totale: ricordo una serie di concerti nei locali della Città Giocattolo. Il discorso non era chiarissimo e neppure così attraente per le band. L’ufficio, come raccontano i giornali dell’epoca, si era preso la briga di fare da tramite tra le band ed i locali. Alla fine. Le band non prendevano soldi perché con la scusa dell’equità, delle opportunità, di tutte queste balle qua, avrebbero dovuto ringraziare Rockakrema di aver trovato loro una data nel locale di turno. Gli esercenti non cacciavano un solo soldo per far suonare i gruppi, neppure l’abilitazione Enpals credo alla fine per il discorso che le cose venivano sempre fatte passare come dei contest. Qualcuno ne avrà mai tratto qualcosa?
Ma avevamo lasciato il racconto ufficiale della vicenda al 7 marzo del 2002. Proseguiamolo con un articolo del 16 luglio 2002. Pagina 22 del quotidiano La Provincia. La firma è ancora quella di Andrea Galvani ed il titolo è Stonato il Rock akrema. Ecco uno stralcio del pezzo che già scopre tutte le beghe che stavano dietro all’idea, e che si trascineranno ancora stancamente per anni:
Dopo i litigi, anche a mezzo stampa, tra il proprietario del McGuinness ed alcuni musicisti cremaschi per la scarsa qualità sonora del locale e delle apparecchiature di amplificazione messe loro a disposizione, la mancanza di pubblico, il trattamento pessimo e chi più ne ha più ne metta, a partire da settembre l’irish pub di via Giardino cesserà di far suonare gratuitamente le band cremasche affiliate a Rock’akrema… Il ‘taglio’ del Mac- Guinness sembra essere una decisione presa dalla direzione di Rock’akrema, stanca delle continue lamentele dei musicisti e preoccupati per il fuggi-fuggi generale delle band”.
E si. Le defezioni. Questo si rivela essere un grande problema di Rockakrema. Le band se ne vanno. Le polemiche sono infinite. Già 4 mesi dopo la sua nascita ufficiale l’ufficio di promozione delle band è squassato dalle polemiche interne.
Ma si prosegue a testa bassa con il capitolo Feste della Birra. Una prima alla buca, abbastanza ben riuscita, ci suonarono Negrita, Punkreas, Giuliano Palma. Ogni sera prima del gruppo principale suonava una band cremasca. Questo era il tentativo di rifarsi una verginità per Rockakrema. Sembrava un ottimo affare. In realtà non lo era. Sarebbe stato più chiaro con il passare del tempo. Io li ci credevo. Nel frattempo ero sbarcato sulle colonne del quotidiano La Cronaca. Davo ampio spazio a Rockakrema, per un periodo sono stato anche accreditato come collaboratore per la gestione delle news del sito (già il sito poi ne parleremo) in realtà non ho mai avuto accesso alla gestione del sito e ovviamente non sono mai stato accreditato a fare nulla.
Però mentre su La Cronaca si parlava di Rockakrema, bene, quasi sempre, nasceva anche una pagina settimanale dedicata alla musica locale, dall’altra parte La Provincia nel parlava quasi sempre con toni critici. Ma non è questo il punto. Era solo una semplificazione violenta e uno scontro tra due giovani (allora) giornalisti. Oddio io non lo ero e non lo sono, il già citato Galvani si. Ma prendetela così.
Tanto passano le estati. La seconda festa della birra, zona Ombrianello, inizia a mostrare la corda. Io faccio una pagina ogni giorno per sostenerla. Ci sono tremila polemiche, da quella dei buoni per bere due birre al posto di una stampati da un giornale e poi ritirati in fretta per il troppo successo, a quella degli orari in cui le band spalla suonano. Mi ricordo che li inizio a dissentire con Sangiovanni. Io pensavo che sarebbe stato meglio fare piccole iniziative, come poi mi sono impegnato a fare negli anni a seguire, lui mi dava del disfattista perché sottovalutavo la forza del rock cremasco. Si è visto. La sera della chiusura della manifestazione ricordo una feroce discussione. Per me iniziava ad essere chiaro che la formula non funzionava. Avrei voluto fare cose piccole, nei cortili, negli oratori. Per lui era una follia la mia. Quella fu l’incrinatura. Ma ci avevo visto giusto io.
L’anno dopo con la terza festa della birra allo spiaggione di Gombito: è il collasso. Non ci va nessuno, neppure ai concerti principali, e si che ci sono anche bei nomi, tipo gli Afterhours i Perturbazione. Ma non funziona. Le band hanno il dente avvelenato. A questo punto esiste già l’ufficio a Villa San Giuseppe e il sito. Un sito che è stato a lungo on line e in 5 anni ha racimolato una cosa tipo 30 mila pagine viste e che è stato poi cancellato in fretta e furia. Un flop. La sezione concerti che è spesso del tutto vuota, le news che risalgono ad anni prima. Viviana Zana che periodicamente cerca di mettersi ad organizzare delle cose. Qui entriamo in una zona buia fatta, come abbiamo accennato già prima, di decine di micro tentativi di rianimare la creatura e proseguire a giocare.
Torniamo alla cronaca degli articoli de La Provincia con due pezzi del luglio del 2005. Il primo è del 12 luglio 2005, pagina 21, firma di Sebastiano Giordani. L’inizio è sconcertante:
Rock’akrema sempre più nella bufera: mentre nuove polemiche si abbattono sull’operato dell’associazione di promozione della musica locale, già si pensa a rivoluzionarne l’assetto organizzativo, passando al vaglio nomi e formule nuove per il futuro. Quali i possibili incaricati? Il nome che circola più insistentemente è quello di Matteo Piloni, 24 anni, segretario della Sinistra Giovanile, membro della Consulta dei Giovani e attento conoscitore della realtà musicale cremasca.
Si da notizia che il 31 agosto scade la convenzione con la Provincia. Giovanna Barra, assessore alle politiche giovanili, cerca di prendere quello che è rimasto della creatura e farci qualcosa. Io partecipo ancora alla riunioni, si cerca di fare rete. Ma la prima idea è quella di segare chi l’aveva gestito in provincia e addossare il tutto alla Consulta dei Giovani. Il buon Piloni già rampante dice:
“Ci proverei volentieri, ma servirebbe una squadra che coinvolga musicisti ed appassionati, l’amministrazione comunale e quella provinciale”.
Ma qualcuno annusa la sola e non ci sta, è Elena Crotti, allora responsabile della Consulta che getta acqua sul fuoco e declina la cosa:
“Matteo ha le giuste competenze, ma a gestire Rock’akrema dev’essere una squadra, non una singola persona”.
Insomma il progetto di addossare l’ufficio di promozione alla Consulta non andrà mai in porto, lo si intuisce già 4 giorni dopo, in un pezzo datato 16 luglio 2005. Pagina 22, la firma è di Sebastiano Giordani. La notizia assodata. A soli tre anni dalla nascita il progetto è fallito e va rifondato.
L’assessore alle politiche giovanili Giovanna Barra, preso nota, si appresta ad incontrare i musicisti per far tesoro di ulteriori indicazioni. La rifondazione di Rock’akrema muove i suoi primi passi, facendo leva sul malcontento generale verso l’operato dell’associazione di promozione della musica cremasca, esploso recentemente con l’uscita di scena di alcune band ma che già da tempo aleggiava nell’ambiente. Al banco degli imputati siede il responsabile Gregorio Sangiovanni, accusato di aver mortificato per lungo tempo un patrimonio artistico di grande quantità e qualità”.
E Piloni? Gia defilato:
Sarà un cambiamento radicale? “Si, dai responsabili fino al nome dell’associazione. C’è necessità di rinnovarsi, è giusto che gli attuali organizzatori si facciano da parte”. Si parla di u passaggio di consegne a Matteo Piloni, della Consulta: “Non ho mai chiesto a Matteo di ricoprire quel ruolo – chiarisce la Barra – sarà una decisione che prenderanno i musicisti stessi”.
Ma Rockakrema è peggio di uno zombie. Mi chiedo: è davvero scomparso o il suo zombie esiste ancora in qualche recondita piega del bilancio del comune? Una risposta me la da ancora La Provincia con le ultime notizie dei giornali legate alla questione. Un paio di articoli sintomatici che risalgono al 2009. Siamo in piena amministrazione Bruttomesso. I due pezzi escono il 12 e 13 maggio e danno conto che anche se dal 2005 l’ufficio è fantasma ma di fatto esiste ancora.
Sebastiano Giordani firma il pezzo a pagina 25 del 12 maggio 2009. Titolo che già dice tutto Rockakrema fantasma. L’articolo in breve dice che dal 2005 la realtà è dormiente. Nessuna iniziativa, anche se ha un ufficio vivo e vegeto e una dipendente comunale ci lavora. Ma perché se ne riparla nel 2009? Perché il comune presenta una serata dedicata a Giorgio Bettinelli di cui Rockakrema risulta di fatto collaborareo.
Il pezzo è ironico:
“Allora, constatiamo, esiste ancora. Controlliamo nel bilancio comunale: lì non c’è traccia. Zero soldi destinati al servizio, nonostante l’ufficio e il dipendente dedicati. Viene allora da chiedersi: al di là della serata per Bettinelli, cosa sta facendo Rock’akrema? Perché è escluso dalle attività culturali? Perché non è valorizzato dalle politiche giovanili? Perché non ha rapporti, per esempio, con la sala prove comunale? O con la scuola civica Folcioni? O con una qualsiasi delle numerose iniziative musicali che si susseguono in città? E perché il bilancio non gli dedica una riga?
Alle domande cerca di dare risposta l’assessore alle politiche giovanili Mia Miglioli il giorno dopo, 13 maggio 2009. Sempre pagina 25 sempre firma di Sebastiano Giordani:
“Abbiamo posto la gestione di Rock’akrema sotto l’ala dell’Orientagiovani, in capo al responsabile del servizio Maurizio Dell’Olio” La decisione di far rientrare il progetto nell’ambito dell’operatività dell’Orientagiovani, in realtà, è la prova della volontà del Comune— evidentemente non entusiasta del funzionamento del servizio, al di là dei difetti di comunicazione— di voltare pagina”.
Ma cosa ha fatto in 4 anni Rockakrema? Un sacco di cose, è ironico, le snocciola Maurizio Dell’Olio sempre nel pezzo del 13 maggio:
“L’incontro incontro con il chitarrista Federico Poggipollini. La collaborazione con Punto Music di Brescia per diversi eventi tra cui il concorso Primo su Mille. Quella con l’Happy Days bar di Cremona per l’organizzazione di alcuni concerti. Il concerto al motoraduno organizzato dal Jolly Bar di Credera Rubbiano. La collaborazione con il concorso Bullrock a Romanengo, che si terrà dopo le prossime vacanze estive”,
Brescia? Cremona? Vabbeh… La Miglioli spiega quale è il futuro:
“Seguiranno una serie di attività che stiamo mettendo a punto. Sarà nostra premura migliorare la promozione degli eventi che organizzeremo. A tal proposito dedicheremo un apposito spazio a Rock’akrema nel nuovo sito dell’Orientagiovani,che presenteremo a breve”.
E arriviamo a oggi. Il sito www.rockakrema.it è scomparso portandosi dietro tutto lo scempio di errori che vi erano contenuti.
Andiamo a vedere il sito dell’Orientagiovani. C’è una pagina chiamata Orientamusica. I contenuti sono tristissimi. Una settantina di band registrare. Quasi nessuna ha messo contenuti, quasi nessuna ha foto. Da quel che si capisce gli ultimi contenuti sono del 2010/2011. Insomma il simulacro di Rockakrema è ancora vivo. Li… Inutile come sempre, danni incalcolabili che ha fatto si ripercuotono ancora adesso sull’ambiente musicale cremasco. Se qualcosa il comune spenda ancora per la sua esistenza non si sa. Cosa faccia attualmente la dipendente che per anni ci ha lavorato non lo sappiamo ma non è affar nostro, cosa ci sia nell’ufficio a Villa San Giuseppe nemmeno.
Rimane da dire che ci sono voluti almeno 5 anni perché ci fosse una sorta di primavera. Una rinascita di gruppi, iniziative e idee. Quasi tutte le band del periodo sono scomparse sotto il maglio distruttore della agenzia che avrebbe dovuto farli suonare e che invece pensava solo a vivere di se stessa. Sangiovanni è scomparso, la Zana come detto lavora in comune, come giusto che sia (è una dipendente comunale), molti degli altri citati stanno ancora a fare altre cose, come il sottoscritto, ma tutti se glielo chiedete avrebbero qualcosa da raccontare su quella esperienza di cui ad oggi, a parte questo articolo, non c’è più traccia in rete.
A cosa serve oggi raccontare questa storia? Innanzi tutto spero a far riflettere un po’ sugli errori che abbiamo commesso, io per primo che ad un certo punto mi sono accorto della piega che aveva preso la cosa ed ho iniziato a sparare contro dalle colonne dei giornali dando una mano ad affondare il progetto. E ne sono fiero. Poi spero a non fare incazzare i protagonisti. Eravamo tutti più giovani e spero che tutti abbiamo agito in buona fede. Si parla del declino cultuale cremasco. Una bella picconata l’ha data anche Rockakrema. Questo ricordiamocelo bene e non facciamo più questa cazzata.
Emanuele Mandelli