Valeva le pena, ieri, sfidare le insidie di Caronte e dell’A4 in pieno bollino nero, per arrivare in tempo allo stadio Euganeo di Padova, gremito di gente venuta da ogni dove, per assistere a qualcosa che non dimenticherò mai: l’opera summa di Roger Waters, The Wall.
Non ci sono parole sufficienti per descrivere questo capolavoro figlio di Roger Waters, mente e anima dei leggendari Pink Floyd, un’opera rock che ha segnato la mia generazione, e non solo, sia musicalmente che culturamente.
La storia di The Wall è nota: progetto musicale organizzato in un concept album, com’era nello stile dei Pink Floyd, partorito dalla geniale mente di Roger Waters, progetto che è quasi un delirio e che è costato lo scioglimento del leggendario gruppo e la lunga e sanguinosa battaglia legale fra Roger Waters e David Gilmour per i diritti di Confortably Numb.
Ma di fronte allo spettacolo che Roger Waters offre, portandolo in giro per il mondo da anni ormai, tutto si dimentica per entrare nel muro costruito intorno alla mente dell’uomo moderno, muro che il sistema costruisce a partire dai primissimi anni di vita dall’educazione genitoriale e scolastica, per arrivare al condizionamento operato dal sistema stesso sulle menti, sistema che è assassino perchè distrugge sia fisicamente che umanamente mascherandosi dietro ideologie venditrici di valori ma che nella storia hanno portato solo a morte e distruzione. E non risparmia nessuno Roger Waters, dal Cattolicesimo all’Islam, dal comunismo al maccartismo all’ebraismo.
Non un concerto quindi, ma un’esperienza di vita, con una scenografia spettacolare ed effetti speciali da brivido.
Tanta, tanta, tanta gente ieri sera, di tutte le età, comprese famiglie con bambini e militari della vicina base Nato, persone che per una sera si sono unite in un’unica voce per cantare contro l‘Another Brick in th Wall.
Il momento più intenso dello spettacolo, è stato il ricordo di Roger Waters delle centinaia vittime sconosciute e silenziose degli obbrobi umani, perseguitati politici, vittime di guerra e di stragi, a cui Roger ha dato un volto ed un nome proiettati sul muro, ricordandoci che solo umanizzando i milioni di morti che passano inosservati ci si ricorda dell’orrore che portano le guerre che servono solo gli scopi di un sistema, che pur obnubilandoci con slogan rassicuranti e suadenti, è e rimane una bestia ricolma di lordura: un maiale con le zanne.
Per una sera mi sono ricordata di cosa è la libertà: uno stato dell’anima e delle mente capace di farmi guardare al di là del muro, se non proprio di abbatterlo.
Grazie Roger Waters.
Anche se per il solo di chitarra di Confortably Numb, non c’è nessuno capace di eguagliare il tocco di Gilmour. Questo concedetemelo.
Monica Buscema