Dopo l’esordio a Ravenna e una lunga tournée lungo lo stivale, è approdato al Teatro San Domenico PANTANI, bellissimo ritratto che Marco Martinelli dedica al popolare eroe del ciclismo, detto il
Pirata. Martedì 6 maggio è andata in scena l’epopea di Marco Pantani in due tempi: nel primo si racconta l’ascesa, nel secondo la caduta dello sfortunato campione che nel 1998 aveva vinto il Tour de France e il Giro d’Italia, impresa riuscita a pochissimi.
Il lavoro si snoda in modo gradevole per la bravura degli attori e della regia, con l’aiuto degli squarci lirici di un coro parlato, intervallato da canti a cappella, eseguiti con maestria da Michela Marangoni e Laura Redaelli. Fondamentale anche il contributo della fisarmonica di Simone
Zanchini, (autore delle musiche originali) che contrappunta sottovoce apportando intensità nei momenti più meditativi.
L’azione si svolge nella cornice di un impianto scenico semplice ed essenziale, corredato da proiezioni spesso poetiche sullo sfondo, ideato da Alessandro Panza Volta Orthographe. Luci e video a cura di Francesco Catacchio. Pantani è un autentico fuoriclasse. Da bambino si porta la bicicletta anche a letto; da campione non è facile da raccontare. Ultimo grande mito del ciclismo, è presentato nella sua semplicità e nel suo destino di vittima sacrificale in un affresco che dipinge la corruzione del
potere e della giustizia, nonchè la situazione inquietante dello sport in Italia.
E’ importante cogliere il rapporto tra questo mondo di omertà e ipocrisia e un ragazzo che ne viene dapprima fagocitato ed esaltato, ma poi messo alla berlina. Il coro cantilenante canta, con
un sarcasmo feroce, la critica a questo mondo dominato dai falsi valori della TV, dal vuoto della stupidità. Questo rito funebre fa riflettere e commuovere. Vediamo in scena l’indomita Ermanna
Montanari, nelle vesti della madre del protagonista e Luigi Dadina, il padre. Entrambi sono alla disperata ricerca della verità sul destino del figlio perduto. Michela Marangoni interpreta Manola, la sorella di Marco e Francesco Mornino è un giornalista francese, Philip Brunel, dai cui scritti Martinelli ha preso le mosse per comporre il testo teatrale dello spettacolo.
In questa pièce, dal respiro epico non appare mai il protagonista, che vive esclusivamente nelle parole, nel ricordo, nel rimpianto degli altri. Il cast è completato da Alessandro
Argnani e Roberto Magnani. E’ evidente che il regista è catturato da questo campione dalla parabola folgorante ma breve al quale dedica una commossa attenzione, creando un vero e proprio oratorio laico, che ha il ritmo e il fascino della ballata popolare. Applausi, applausi, applausi.
Eva Mai