Mangiare e valutare, con gli strumenti della critica. È quel che fa Roberta, come sa chiunque la legga sul Corriere della Sera (non sono pochi). Sotto la lente del metodo Schira – che Camilla Baresani definì “canone Schira”, con vago rimando al “canone occidentale” di Harold Bloom – finiscono ristoranti stellati, locali fine dining, trattorie, pizzerie, locali etnici, sushi bar, luoghi di massa o rifugi romantici. Tutto quello che fa spettacolo: perché uscire, prenotare un tavolo, parlare, ridere, guardarsi negli occhi e naturalmente mangiare è uno spettacolo. Poi ci sono i toast, spesso divorati in solitario, per pausa-pranzo. A Roberta è venuto in mente di cercare i migliori, e ha cominciato a votarli sulle sue declinazioni social (in primis Instagram). Un successo incredibile, la fermano per strada, incoraggiandola (ma non c’è bisogno) a proseguire nella sua analisi critica, impietosa. Perché i buoni toast sono “rara avis”. Così è nata la “la critica TOASTa”, come l’ha nominata il geniale titolo che il quotidiano free press Leggo (diretto da Davide Desario) ha messo sull’intervista pubblicata oggi, nella quale Roberta racconta della sua “tosta” impresa, che sui social continua. La foto è di Francesco Bozzo.

Così postò sulla sua pagina Facebook nei giorni scorsi Monsieur Antonio Bozzo… Chapeau a lui e a Madame Roberta!

Anche Dagospia ne parla QUI. Mentre ieri sera la Robertona cremasca era su Rai1 come rappresentate della Confraternita del Tortello.

(Visited 50 times, 3 visits today)