Venerdì scorso è stata annullata un’assemblea informativa dei soci Scrp. All’ordine del giorno il«rendiconto del consiglio di amministrazione relativo al mandato amministrativo triennale 2013/2016» .
Venerdì prossimo è convocata un assemblea deliberativa con due punti all’ordine del giorno. L’approvazione del bilancio 2015 e la nomina del nuovo consiglio di amministrazione «previa determinazione del numero dei componenti e determinazione dei relativi compensi».
Il 20 giugno il Coordinamento dei sindaci dell’Area omogenea ha inviato a Pietro Moro, presidente di Scrp, una lettera con la richiesta di rinvio delle nomine , ma non dell’approvazione del bilancio. «La richiesta- si legge nel documento del Coordinamento- è motivata dalla necessità dei soci sulla funzione di Scrp e sui compiti che dovrà svolgere nei prossimi anni. Compiti che non potranno essere quelli del passato in quanto è profondamente cambiato sia lo scenario in cui la società si muove sia la natura stessa della Scrp medesima».
Che fa il consiglio di amministrazione? Annulla l’assemblea informativa che andava nella direzione richiesta dal Coordinamento, ma non si esprime sul sollecito di rinvio. La motivazione dell’annullamento? La richiesta, giustappunto del Coordinamento. Boh! Viene chiesto di essere informati e di discutere e si annulla un’assemblea deputata a questo compito. Altro boh!
Nel dibattito irrompono il Movimento 5 Stelle e lo stesso Moro. Il primo si schiera con il Coordinamento e chiede di soprassedere alla nomina del consiglio di amministrazione e pone la questione, mai affrontata, della riduzione dei membri del consiglio di amministrazione prevista dall’imminente entrata in vigore della riforma Madia sulle partecipate.
Il secondo rilascia un’intervista al quotidiano ‘La Provincia’ in cui si autocandida a presidente e, contemporaneamente, sollecita anche la conferma del suo vice. Esalta il lavoro positivo da lui svolto come è giusto che sia. Sta nella logica che parli bene di se stesso. Non elenca la parte di lavoro effettuato non proprio esaltante, primo fra tutti la gestione della partita dei vigili del fuoco. E anche questo sta nella logica. Avrebbe dovuto ricordare pure le polemiche sulla gestione della gara rifiuti e sulla questione varchi. Dimentica di citare una richiesta di dimissioni del consiglio di amministrazione. Respinta dall’assemblea in maniera netta, sia chiaro. Comunque se un socio presenta una tale richiesta significa che non tutto è rose e fiori.
In questo panorama viene spontanea una domanda. Con che criterio vengono scelti i membri del consiglio di amministrazione?
Qualcuno dice in base alle tessere di partito e ad accordi trasversali delle forze politiche maggiori sulla testa dei sindaci-soci, ma la critica, si potrebbe obiettare, rientra nel populismo oggi imperante. Vero al cento per cento, ma poiché vox populi vox dei perché non spazzare via ogni dubbio di questo tipo con l’adozione di un metodo semplice, privo di costi e corretto agli occhi dei cittadini?
Perché non bandire una selezione pubblica dei candidati basata sui titoli? Il metodo è già stato sperimentato per la Fondazione Benefattori cremaschi e il risultato è stato eccellente e va dato atto alla lungimiranza del sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, che l’ha adottato. In sostanza i candidati presentano il proprio curriculum e in base a quello si selezionano i membri del consiglio di amministrazione. Elementare Watson.
E’ una proposta indigesta a chi è abituato a spartirsi le poltrone. La possibilità della sua adozione da parte degli esperti del manuale Cencelli è, per usare una similitudine biblica, pari a quella del passaggio un cammello nella cruna di un ago, ma sarebbe un segnale di cambiamento incommensurabile. Venerdì la risposta.
Un’ultima osservazione. Non si abbia il timore di rinviare la nomina del consiglio di amministrazione per il rischio di vedere ridotto – con l’entrata in vigore della riforma Madia – il numero delle poltrone. Sarebbe un vantaggio per Scrp. E per i cittadini. Nominare cinque consiglieri venerdì sarebbe incomprensibile. Saggio, invece, aspettare. E suvvia, fuori i curricula.
Antonio Grassi