Ha ragione da vendere il giornalista scrittore Luigi Garlando quando scrive su Sport Week (settimanale del sabato della Gazzetta dello Sport,) che per imparare a fare i gol bisogna riscoprire gli oratori. Si perché oggi ahimè, le (troppe) scuole calcio bruciano i tempi, tolgono giovani calciatori dall’oratorio, dalla strada e dei parchetti per forgiare, spesso avvalendosi di tecnici estremisti, poco preparati e poco allenanti, “marionette” belle da vedere, plasmate, ma prive di malizia e istinto guizzante del gol.
Certe per così dire “accademie calcistiche”, compreso ahimè determinati settore giovanili, profumano di triste malinconia con i genitori che obbligano i figli a tirare calci al pallone e con istruttori consacrati al falso mito della tattica esasperante. Insomma in giro ci sono troppi attaccanti da salotto (fisico fashion da “tronisti” incluso), ma pochi goleador preparati e prolifici, al punto che il commissario tecnico Antonio Conte, nei giorni scorsi, preoccupato si è sfogato più o meno così: <Non ci cono più centravanti>. Ridateci gli oratori e il marciapiedi quindi, posti questi dove una volta, liberamente, affinando grinta e fantasia, ci si sfidava in fide epiche che mano una finale di Coppa Campioni era in grado di emozionare così.
Stefano Mauri