Oggi parleremo del riso Basmati. Lo facciamo in compagnia della signora Jole, ex operaia in filanda e oggi in pensione, che di riso bollito, bollito e basta, ne ha mangiato parecchio.

“Sì, l’è vero. Quando andava bene ci trovavi insieme un poco di prezzemolo, a volte riso con il latte, quando c’era il latte, ma se c’era il latte di solito mancava il riso. Insomma, un gran bel rebelotto riempirsi la pancia e soddisfare il palato. Ai miei tempi era festa grande quando c’era il risotto come si dice, che si mangiava il giorno dopo la paga. C’era dentro di tutto, bello grasso come un maiale e poi fagioli, saffarano e quando andava di lusso osso buco, con la zucca, con i funghi… “

Mettevate tutto insieme?

Ma no, o pirlotto, perché un giorno magari c’era la cotenna, l’altro c’erano le rape e via di questo passo. Si variava, insomma. Mi ricordo che una volta la mia mamma l’aveva preparato con le croste di formaggio e per dare un tocco decorativo alla marmitta bella piena ci aveva infilzato dentro la penna del cappello d’alpino del mio papà: ossignur che quarantotto! Con il mio papà inferocito che voleva tornare a casa di sua madre. Ma la mia nonna, saggia donna, lo rispedì indietro a calci nel sedere: “C’è già tuo padre che me le tira fuori dagli stracci col risotto. Ci manchi solo tu. Vai a casa tua, svergognato, che hai una famiglia.”

Ma quando ha conosciuto il riso Basmati?

“Io ho cinque nipoti, quattro maschi e una femmina, che sa tutto lei. Mi viene a trovare proprio mentre stavo preparando un risottino ai frutti di bosco… Oèi giargianese, che cosa c’è da guardare? Con il tempo e i sacrifici quattro risparmio li abbiamo messi da parte anche noi, tsee, ma guarda tè questo qui, perché una ha fatto l’operaia deve restare una morta di fame per tutta la vita. Ma dico io?!

Mi scusi signora…

“Ma va a ranare, fiiighètto! Lo gradisci un bicchierino di Maraschino? Comunque, la Gertrude Stein delle piante erbacee, che sarebbe la mia nipotina ultima, mi viene a dire che quella cosa lì che stavo preparando è superata. Superata? See, vai a raccontarla al tuo nonno, al mio Piero, che ti sistema per bene i tatuaggi alla maniera dei metallurgici. No no, mi fa, oggi si cucina il riso Basmati. Magari sarò anche una fissata, ma a me uno che si chiama Basmati, e fa il riso, non può che essere el sciôr pàdrôn da le bèle brâghe bianche. Non so se mi spiego. Ma no nonna – mi dice -, come al solito hai capito un cazzo. Maleducata eh! Si tratta di un riso indo-pakistano, non scuoce ed emana un sottile aroma di noce. Basta con il solito Arborio!

“In genere la mia nipote la perdono, povera stella, che del resto l’hanno chiamata Inaspettata mica per niente. Ma tè prova a pensare se al mio Piero ci metto lì davanti un piatto di riso che sa di noce e lui mi chiede perché non ci sono dentro le noci, me che cosa gli vado a raccontare, che ho seguito il consiglio dell’Inaspettata? Vero che il mio Piero stravede per la piccolina, però insomma non quando si mette a tavola, che allora è proprio meglio non nominarla.”

Perché, che cosa succede?

“Ah guarda, succede mica niente, perché il mio Piero spende poche parole ma fa i fatti. Si alza, prende il cappello e va dalla sua mamma, che però è morta da tempo, pace all’anima sua, e siccome lì di fianco al cimitero c’è una trattoria che si chiama La Frugale, però solo di nome ma non di fatto, lui, il mio Piero, s’infila lì dentro e non lo vedo più per tutta la giornata. Ché lì cucinano bene e a volte ci vado anch’io, quando non ho voglia di fare da mangiare, insieme al mio Piero. Quello che mi fa un po’ arrabbiare è che se il riso Basmati glielo rifila quella smorfiosa di cameriera, il mio Piero tace e mangia.”

E lei non dice niente?

“E perché? La cameriera, che è anche la cuoca, è mia figlia, la mamma dell’Inaspettata.”

Beppe Cerutti

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